A distanza di una settimana dalle votazioni per il rinnovo del Direttivo Opi Teramo, si è insediato sabato il nuovo Consiglio. Alla presidenza è stato confermato Cristian Pediconi, la vice presidenza va ad Andrea Fini.
“La squadra che compone il nuovo Consiglio si propone di portare avanti ed intensificare il lavoro condotto in questi anni. Al centro c’è sempre la valorizzazione della professione e con essa la continua educazione sanitaria sia verso gli infermieri che all’interno della società. Eventi, formazione, piattaforme social e campagne di sensibilizzazione sono nell’agenda del Direttivo Opi che si pone in linea di continuità con il percorso tracciato fino ad oggi e che intendiamo perseguire nei prossimi 4 anni”, commenta il presidente Pediconi.
“In un momento storico così delicato e complesso come quello che stiamo vivendo, l’obiettivo principale resta il lavoro di sensibilizzazione ed educazione sanitaria rivolto alla cittadinanza e in modo particolare alle fasce più a rischio in questa emergenza sanitaria mondiale”, prosegue Pediconi che sottolinea l’importanza del lavoro di squadra e della partecipazione dei cittadini e dei colleghi infermieri nel proporre idee e suggerimenti che possano migliorare la vita di tutti. “Riunirsi insieme significa iniziare; rimanere insieme significa progredire; lavorare insieme significa avere successo”: questo il motto dell’Opi a guida Pediconi.
Il nuovo Consiglio
Pediconi Cristian (Presidente), Fini Andrea (Vice Presidente), Bellini Stefano (Segretario), Ruggieri Luca (Tesoriere), Di Giulio Mario, Zivelli Andrea, Modesti Rosanna, Piccioni Tachi, Capitanio Silvia, Zanapa Roberta, Rispoli Arianna, Tripi Rosalia, Febo Alessio, Di Basilio Mauro, Pancottini Daniela.
Revisori dei Conti effettivi
Giannetti Giuseppe, Mezzabarba Francesco, Annarumma Cosimo (Supplente)
Nominata anche la nuova Commissione Albo Infermieri, a cui spetta il compito di proporre al Consiglio Direttivo l’iscrizione all’ordine del professionista; adottare e dare esecuzione ai provvedimenti disciplinari nei confronti di tutti gli iscritti all’albo e a tutte le altre disposizioni di Ordine disciplinare e sanzionatorio contenute nelle leggi e nei regolamenti in vigore; esercitare le funzioni gestionali comprese nell’ambito delle competenze proprie, come individuate dalla legge e dallo statuto; dare il proprio concorso alle autorità locali nello studio e nell’attuazione dei provvedimenti che comunque possano interessare la professione.
Commissione Albo Infermieri:
Lisciani Pasquale (Presidente), Di Mattia Roberto (Vice Presidente), Furia Luana (Segretario), Palmaricciotti Annamaria, Lauri Marco, Flarà Sabrina, Di Leonardo Fabrizio
Anche l'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo deve intervenire per sensibilizzare gli organi di informazione affinchè si faccia più attenzione nell'indentificare la figura infermieristica come vera responsabile. Troppe volte la nostra figura viene tirata in ballo erroneamente in fatti di cronaca. Il nostro ordine professionale deve tutelare circa 2400 professionisti che operano in varie realtà provinciali, ancora una volta, alcuni media incunranti sia della realtà dei fatti che delle conseguenze di determinate affermazioni, utilizzano la qualifica di infermiere con superficialità nei confronti di chi, soprattutto in questi mesi di pandemia, ha dimostrato la sua vicinanza ai cittadini anche dando la vita. #NONE'UNINFERMIERE
“L’assistenza agli anziani e ai più fragili è l’obiettivo della nostra professione e per questo produrremo e presenteremo alla nuova Commissione anziani del ministero, una proposta degli infermieri messa a punto dopo un confronto con tutti gli attori coinvolti nell’organizzazione dei servizi per l’età avanzata, con le associazioni che rappresentano gli assistiti delle RSA, con la parte datoriale che riguarda i nostri professionisti, con le Regioni e con i sindacati per gli aspetti contrattuali”.
“Un focus particolare sarà dedicato alle RSA che nella pandemia si sono dimostrate luoghi di fortissima criticità e per questo devono aumentare il livello di qualità e sicurezza dell’assistenza garantita ai cittadini e nel farlo bisogna rivedere anche le attuali condizioni lavorative de personale infermieristico”.
Così Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione delle professioni infermieristiche (FNOPI), sottolinea la volontà degli infermieri che già si occupano in prima linea dei fragili e degli anziani, di essere parte attiva nel cambiamento che il nuovo modello di sanità che si sta via via disegnando richiede.
RSA e Codice deontologico
“Nelle RSA – aggiunge la presidente FNOPI – vale con forza il principio del nostro Codice deontologico che il tempo di relazione è tempo di cura: con i pazienti, con i loro familiari, con i più fragili. In queste settimane si stanno moltiplicando gli allarmi di ‘fuga’ di infermieri da queste strutture e si stanno evidenziando tutte le difficoltà a cui si è andati incontro al loro interno durante la pandemia. Come Federazione – aggiunge – lanciamo un appello: in queste strutture non si facciano solo indagini epidemiologiche sugli effetti, ad esempio, della pandemia. Sono importantissime, fondamentali, ma si devono anche organizzare i servizi a tutti gli effetti e in piena regola, per dare agli assistiti e a chi li assiste la piena dignità di curare, assistere ed essere curati e assistiti, dovuta a ogni essere umano, dalla parte dei professionisti e dalla parte dei pazienti e delle loro famiglie. La proposta che gli infermieri e tutti gli attori dell’assistenza condivideranno e porteranno sul tavolo del ministro va in questo senso”.
I rischi della carenza
Gli infermieri tuttavia sono pochi e di questo risente l’assistenza: ne mancano 53mila in Italia – circa 9 milioni nel mondo secondo l’OMS che ha lanciato l’allarme – di cui 30mila sul territorio.
Di questi almeno 21mila dovrebbero essere gli infermieri di famiglia/comunità, indispensabili per l’assistenza, anche nelle RSA vista la loro caratteristica, appunto, di comunità. Una necessità riconosciuta dallo stesso decreto Rilancio che ha introdotto nel Ssn i primi 9.600.
Ne hanno bisogno le RSA, residenza sanitarie assistenziali, come ha dimostrato la pandemia: sono le comunità dei pazienti più anziani e fragili. Nelle rilevazioni legate alla pandemia, l’ISS ha dichiarato una mortalità da febbraio a maggio di quasi 9.200 assistiti, di cui oltre un terzo con sintomi o positività accertata a COVID-19. E dalle rilevazioni FNOPI oltre un terzo degli infermieri deceduti per il coronavirus operava in queste strutture, dove inizialmente erano carenti anche i dispositivi di protezione individuale. Ma gli infermieri non hanno lasciato solo nessuno anche nei momenti più bui della pandemia.
Quanti infermieri nelle RSA? I numeri dell’ISS
Gli infermieri sono indispensabili. Lo stesso Istituto superiore di Sanità nel suo ultimo report di agosto 2020 dispone che debba essere garantita, dove siano presenti ospiti COVID-19 sospetti o accertati la presenza di infermieri 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno e supporto medico, quello che eventualmente è attivato dagli stessi infermieri. E dalla rilevazione sempre dell’ISS fatta a giugno su queste strutture, è emerso che ci sono in media 2,5 medici, 8,5 infermieri e 31,7 OSS (operatori sociosanitari, che sono coordinati dagli infermieri) per struttura. Questo significa che nelle circa 3.400 RSA censite dall’ISS (convenzionate nell’80% dei casi) operano in media circa 29.700 infermieri, spesso però non strutturati e frequentemente anche volontari come lo sono stati i numerosi liberi professionisti intervenuti di loro iniziativa nelle RSA nei momenti peggiori della pandemia, dato questo che conferma la necessità di potenziare gli organici del territorio.
La rivalutazione della professione
In molti si sono dedicati a queste strutture, ma il concetto è: lavorare e basta?
“Chiediamo un percorso istituzionale e politico di confronto con gli stakeholder per formulare la proposta degli infermieri di riforma e riorganizzazione delle RSA”, prosegue la presidente FNOPI.
“Gli infermieri – aggiunge – guardano giustamente anche alla qualità e alle prospettive del loro percorso professionale, alla formazione, alla qualità dei loro contratti, alla loro sicurezza sul posto di lavoro e alla qualità dell’assistenza realmente garantita ai pazienti e sono pronti a contribuire con una proposta al ragionamento sulla riforma delle RSA avviata dal ministro Speranza”.
“I pazienti – aggiunge ancora – devono poter scegliere e aver garantito il percorso migliore: ora lo fanno anche gli infermieri. Lo possono fare grazie al riconoscimento del loro ruolo strategico per la garanzia della salute delle comunità e delle loro nuove competenze in continua evoluzione. È la normale evoluzione di una professione che cresce, si evolve e si innova, raccogliendo il riconoscimento di tutti a partire da cittadini e istituzioni. È questo lo scenario con cui dovranno confrontarsi molte RSA, lavorando su standard sempre più elevati e sul loro effettivo rispetto. Serve più presa su cittadini e professionisti lavorando sul loro livello di fiducia”.
I cinque punti cardine di un nuovo modello
E per questo la FNOPI mette sul tavolo del dibattito cinque punti cardine su cui articolare il nuovo modello:
1) rapporto adeguato infermieri/pazienti;
2) riconoscimento di una chiara leadership di direzione: coordinamenti infermieristici e dirigenze con competenze sociosanitarie evidenti;
3) personale di supporto con formazione adeguata;
4)valorizzazione di formazione e competenze (percorsi su cronicità, fragilità, cure palliative ecc.)
5)rinnovi contrattuali (nelle RSA manca ormai da oltre otto anni).
Gli infermieri non lasciano solo nessuno e sono pronti ad assumere la responsabilità assistenziale in queste strutture: posseggono idonei titoli e qualificazioni, anche post lauream, quali master in management e coordinamento o laurea magistrale a indirizzo manageriale oltre che, naturalmente, i titoli per essere infermiere di famiglia/comunità.
“L’infermiere – afferma la presidente FNOPI – assicura anche il buon andamento della struttura evitando eventuali carenze o atti impropri di altre figure all’interno delle strutture, ma dovrà essere supportato da un organico numericamente e professionalmente efficiente e da dotazioni all’altezza di un’assistenza degna di questo nome, altrimenti – conclude – c’è il rischio di peggiorare la situazione e di trasformare chi dovrebbe organizzare in un capro espiatorio di errori altrui”.
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: