Tonino Aceti, portavoce FNOPI analizza i dati della Corte dei conti: diminuisce la copertura pubblica della spesa sanitaria, aumenta la privata delle famiglie. Nel 2012 la spesa pubblica era il 76% della spesa complessiva e le famiglie hanno speso il 24%; nel 2017 la copertura pubblica è al 74%, la spesa delle famiglie al 26,0%. A farne le spese è soprattutto il territorio
L'assistenza sul territorio la pagano in gran parte le famiglie: quasi il 40% dell'assistenza riabilitativa ambulatoriale e circa il 29% di quella domiciliare e per l'assistenza sanitaria a lungo termine (long term care) si sfiora il 24 per cento.
Dopo l'esperienza quotidiana di pazienti e familiari, a certificare l'insufficiente copertura pubblica dell'assistenza sanitaria territoriale da parte del Servizio sanitario nazionale (SSN) è la Corte dei conti attraverso l'ultimo "Referto al Parlamento sulla gestione finanziaria dei servizi Sanitari regionali".
E lo fa analizzando i dati della spesa sanitaria sostenuta dalle famiglie (out of pocket).
Se da una parte diminuisce il livello di copertura pubblica della spesa sanitaria complessiva, dall'altro aumenta parallelamente quella privata delle famiglie: nel 2012 la spesa pubblica è stata pari al 76% della spesa complessiva (110 miliardi) mentre le famiglie hanno dovuto far fronte alla restante quota pari al 24%. Nel 2017 la copertura pubblica è diminuita attestandosi al 74% della spesa sanitaria complessiva (152,8 miliardi), mentre la spesa delle famiglie è aumentata portandosi al 26,0 %, circa 39 miliardi (35,9 pagati dalle famiglie e 3,7 mediante assicurazioni private).
Tutto questo nonostante il reddito sia rimasto pressoché invariato: nel 2017 il Pil pro capite reale è risultato ancora inferiore del 6,2% a quello del 2008.
L'analisi nel dettaglio è di Tonino Aceti, portavoce della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI: oltre 450mila infermieri) che fa alcuni esempi:
Assistenza sanitaria a lungo termine: 15 miliardi di spesa complessiva, di cui 12 a carico della PA e 4 a carico delle famiglie.
Assistenza domiciliare per cura e riabilitazione: 463 milioni di spesa complessiva, di cui 274 coperti dalla spesa pubblica e 133 dalle famiglie.
Assistenza ambulatoriale per cura e riabilitazione: 35 miliardi di spesa complessiva, di cui 20 finanziati dalla PA e 14 dalle famiglie.
"Colpisce – sottolinea Aceti sul sito istituzionale FNOPI (www. fnopi . it) come i 'livelli' assistenza domiciliare a lungo termine e per cura-riabilitazione siano destinatari di un investimento pubblico complessivo a livello nazionale di soli circa 2,5 miliardi a fronte di una spesa pubblica complessiva di oltre 114 miliardi.
Un'incidenza troppo bassa e inversamente proporzionale al quadro epidemiologico, ai bisogni della popolazione e alle traiettorie delle politiche sanitarie pubbliche, a partire dal Piano nazionale della Cronicità. E il combinato disposto tra livelli di investimento nell'assistenza sanitaria territoriale, ritardi nell'innovazione organizzativa e gli attuali livelli di carenze di personale infermieristico pari a circa 75.000 unità, incide fortemente sul livello di accessibilità alle prestazioni sanitarie pubbliche, sul livello di presa in carico, sulla qualità e sicurezza delle cure e sulla spesa diretta delle famiglie".
Aceti lancia alcune proposte come Federazione degli infermieri, chiedendo al governo una svolta immediata nel settore: Proprio per questo è necessaria subito una svolta, a partire da:
1. Rilanciare il finanziamento del Servizio sanitario pubblico a partire dalla prossima Legge di Bilancio
2. Definire e approvare già dalla prossima legge di Bilancio un Piano straordinario di assunzioni del personale sanitario, a partire dagli infermieri.
3. Aumentare il livello di copertura pubblica dei servizi sanitari territoriali per la presa in carico delle cronicità, non autosufficienza e di tutte le fragilità.
4. Rilanciare l'azione di Governo e Regioni sul nuovo Patto per la Salute, con particolare riguardo agli standard dell'assistenza sanitaria territoriale, alla messa a sistema dell'infermiere di famiglia su tutto il territorio nazionale, alla maggiore valorizzazione delle competenze della professione infermieristica e all'innovazione organizzativa che serve per far stare al passo con i tempi il nostro SSN.
5. Ridurre e contrastare le disuguaglianze che attraversano il nostro SSN per garantire equità.
Una giornata all'insegna della formazione quella che l'OPI di Teramo ha avuto l'onore di svolgere presso la scuola media di S.Nicolò a Tordino. Evento che ha visto i docenti confrontarsi con il delicato tema delle corrette procedure assistenziali di primo intervento in caso di crisi epilettiche.
Giornata che, ci permettiamo di dirlo, non solo ha arrichito noi tutti ma l'intera collettività.
Venerdi 13/09/2019 gli uffici della sede OPI Teramo saranno chiusi
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: