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Elenco ammessi al convegno "Il nuovo contratto di lavoro del comparto sanità" 27 Febbraio 2019

manifesto 27 febbraioIn allegato è possibile scaricare gli elenchi infermieri ed ostetriche  degli ammessi al convegno "Il nuovo contratto di lavoro del comparto sanità".
Si ricorda che, chi non risulta essere in elenco, può presentarsi il giorno del convegno e sarà iscritto secondo l'ordine di arrivo.
Per chi non è interessato ai crediti ecm, verrà rilasciato l'attestato di partecipazione.
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Regionalismo differenziato: le preoccupazioni di infermieri, medici e pazienti

infermieri-sanita-fnopi13/02/2019 -  Il regionalismo differenziato preoccupa anche i pazienti. È quanto è emerso oggi da una riunione dei rappresentanti delle principali associazioni con quelli delle Federazioni degli Ordini di Medici e Infermieri, avvenuta a Roma presso la sede della Fnomceo
 
Il regionalismo differenziato preoccupa anche i pazienti. È quanto è emerso oggi da una riunione dei rappresentanti delle principali associazioni con quelli delle Federazioni degli Ordini di Medici e Infermieri, avvenuta a Roma presso la sede della Fnomceo.
 
In particolare, le perplessità dei cittadini, condivise dai professionisti, si concentrano sul fatto che le intese sulle autonomie regionali costituirebbero una riforma imposta dall’alto, senza confrontarsi con i fruitori e con gli erogatori dei servizi.
 
“L’obiettivo di chi lavora in sanità è quello di abbattere il più possibile l’incidenza e gli effetti delle malattie – ha esordito il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli – Se un sistema riesce, impiegando poche risorse, a dare ottimi risultati di salute è un sistema buono, che va salvaguardato e valorizzato, non smantellato. L’Italia spende meno rispetto a molti altri Paesi per il suo Servizio sanitario eppure è, per longevità e buona salute dei suoi abitanti, in cima a tutte le classifiche”.
 
“Siamo seriamente preoccupati che, in un sistema con autonomie troppo spinte, solo poche Regioni riescano a mantenere un servizio sanitario pubblico – ha continuato Anelli -. Le altre, quelle che non ce la faranno, dovranno vicariare con le assicurazioni, con sistemi privati. Ma questo aumenterà le disuguaglianze tra cittadini, tra chi potrà permettersi l’assistenza migliore e chi dovrà rinunciare. Il rischio, in altre parole, è quello di tornare, in alcune Regioni, a prima del 1978. A noi questo scenario non piace”.
 
“Occorre mettere in primo piano gli obiettivi di salute – ha detto all’incontro Tonino Aceti, portavoce della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) - favorire concretamente la partecipazione dei cittadini e mettere i professionisti nelle migliori condizioni di perseguire tali obiettivi: fino ad oggi nessuna di queste componenti essenziali dell’assistenza sanitaria è stata coinvolta nel processo di regionalismo”.
 
Secondo Aceti “bene sarebbe prima di procedere oltre, che il Governo elaborasse un’analisi rischi/benefici delle proposte di autonomia differenziata presentate dalle Regioni per misurare l’impatto di queste riforme sulla finanza pubblica, sulla tenuta di tutti i servizi sanitari regionali, sulla mobilità interregionale, sul ruolo di garante dei Livelli Essenziali di Assistenza del livello centrale, sui diritti dei pazienti e sull’equità dell’assistenza”.
 
“È fondamentale che tutti i cittadini siano informati sui potenziali effetti di una autonomia differenziata – ha affermato Francesca Moccia, Vice Segretario Generale di Cittadinanzattiva – Da anni, attraverso i nostri Rapporti denunciamo l’aumento delle differenze territoriali nell’accesso e qualità delle cure. Una autonomia differenziata senza garanzie non farebbe altro che acuire queste disparità. Proprio per questo, anche in collaborazione con la Fnomceo e decine di altre realtà, abbiamo proposto una modifica dell’articolo 117 della Costituzione (www.diffondilasalute.it), che introducendo il concetto di tutela della salute dell’individuo rappresenterebbe uno strumento efficace per riequilibrare le differenze e riconoscere che il diritto alla salute deve esser garantito ugualmente su tutto il territorio nazionale”.
 
Per portare le loro istanze all’attenzione del Governo, e per chiedere di avviare un confronto condiviso, la Fnomceo, la Fnopi, Cittadinanzattiva, insieme al suo Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici, e a tutte le associazioni di pazienti e cittadini che vorranno aderire all’iniziativa, scriveranno, la prossima settimana, una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
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Numero chiuso: audizione FNOPI in Commissione cultura alla Camera. Quali strade

Giancarlo Cicolini06/02/2019 - Le condizioni sono per FNOPI: aumento degli investimenti per il potenziamento di infrastrutture e personale didattico; revisione delle attuali politiche sanitarie  per garantire ospedali, reparti e personale in grado di poter accogliere e guidare i tirocinanti, salvaguardando qualità e sicurezza delle cure nei confronti dei pazienti; rilancio degli investimenti nel Servizio sanitario per garantire il superamento dell’attuale livello di spesa per il personale  
 
Il superamento del numero chiuso è un principio che teoricamente potrebbe andare incontro, oltre alla richiesta delle stesse professioni di ampliare il numero dei laureati, anche alle indicazioni Ocse e Oms secondo cui il numero di infermieri laureati negli ultimi 20 anni è più che quadruplicato, grazie a un migliore iter formativo e a un cambiamento nei requisiti d’ingresso per incentivare l’iscrizione.
 
 
Ma perché funzioni ha bisogno di almeno tre condizioni, secondo la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, ascoltata oggi in audizione dalla VII Commissione Cultura della Camera che sta lavorando ai nove progetti legge (n. 334, n. 542, n. 612, n. 812, n. 1162, n. 1301, n. 1342, n. 1349 n. 1414) che riguardano l’abolizione o la modifica del numero chiuso: 
 
1. aumento degli investimenti per il potenziamento di infrastrutture e personale didattico;
 
2. revisione sostanziale delle attuali politiche sanitarie pubbliche per garantire ospedali, reparti e personale in grado di poter accogliere e guidare i tirocinanti, salvaguardando qualità e sicurezza delle cure nei confronti dei pazienti;
 
3. rilancio degli investimenti nel Servizio Socio-Sanitario Pubblico per garantire il superamento dell’attuale, estremamente basso e condizionato, livello di spesa per il personale sanitario.  
 
Solo così, come ha spiegato alla Commissione per la Federazione Giancarlo Cicolini, componente del Comitato centrale, tesoriere FNOPI e docente di Scienze infermieristiche all'Università di Chieti-Pescara, all’aumento dei laureati con il superamento del numero chiuso può corrispondere un aumento degli occupati e non il contrario come avviene oggi.
 
Va garantita quindi coerenza tra le politiche per la formazione e le politiche dell’occupazione del personale per scongiurare l’aumento degli squilibri attualmente presenti.
 
Se tutto ciò non dovesse avvenire la Federazione è favorevole a una programmazione delle iscrizioni (quindi numero chiuso) per fornire una preparazione di alto livello al maggior numero possibile di giovani, sviluppandone le capacità e dando loro gli strumenti per affrontare al meglio il loro futuro personale e professionale.
 
Per percorrere da subito la strada dell’abolizione del numero chiuso, servono almeno tre condizioni: 
 
1, risorse per poter includere gli studenti al primo anno facendo loro svolgere tutte le attività formative previste dal curriculum di studi europeo; 
 
2. un rigoroso sistema di sbarramento finale; 
 
3. una dotazione fatta di esami sostenuti più un'altra prova selettiva, che potrebbe essere necessaria. 
 
Ipotesi percorribile potrebbe essere quella di una preselezione già al liceo con un periodo di introduzione alle varie facoltà e un orientamento verso il tipo di studi che si vuole poi intraprendere.
 
La FNOPI ha illustrato poi alla Commissione anche un altro nodo della formazione infermieristica: gli studenti, anche con il numero chiuso, sono oltre il 40% degli studenti universitari delle Scuole/Facoltà di Medicina, ma i “professori infermieri” sono ancora un numero insufficiente: 4 ordinari, 23 associati e un numero basso di ricercatori per un totale di circa 41 docenti. Solo in 22 università quindi gli studenti possono seguire corsi di insegnamento disciplinare tenuti da docenti inseriti nell’organico dei professori universitari. Un rapporto docente/studenti di circa 1 a 1.350, mentre, ad esempio, per i corsi di laurea in odontoiatria il rapporto è 1 a 6. 
 
La FNOPI quindi chiede una revisione delle docenze anche prima di una possibile revisione del numero chiuso. Revisione anche dal punto di vista del riconoscimento delle attività svolte dagli attuali tutor e docenti a contratto che sono dipendenti dal Ssn, ma svolgono, di fatto, un compito di indirizzo e docenza verso gli studenti in Infermieristica.
 
Infine, se il numero chiuso dà maggiori sbocchi per l’ingresso nella professione, è necessario incrementare anche il numero di posti per le lauree magistrali, oggi in media di 800 posti l’anno, ma che come emerge dagli ultimi dati elaborati dal consorzio interuniversitario Almalaurea, non bastano a soddisfare la richiesta dei giovani laureati con laurea triennale che vorrebbero proseguire gli studi nel 65,1% dei casi. La richiesta per la laurea magistrale è di almeno 2.014 posti, oltre 1.200 in più di quelli disponibili in media ogni anno. Laurea magistrale che dovrebbe essere orientata a una finalizzazione non solo didattico-manageriale, ma anche clinica.
 
E poiché anche dopo la laurea magistrale i neolaureati hanno manifestato la volontà di proseguire gli studi (sempre secondo Almalaurea sono il 37,3%), è necessaria secondo FNOPI una “trasformazione strutturale” nell’ organizzazione formativa e del lavoro, prevedendo le specializzazioni infermieristiche che rappresentano anche una risposta ai mutati bisogni assistenziali dei cittadini con la costruzione di percorsi meno flessibili degli attuali per cui un infermiere può essere utilizzato praticamente ovunque e, di conseguenza, infungibili.
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Area disabili sensoriali

Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.

 

Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:

 

  1. una sezione video nella LIS e contenente documenti accessibili agli ipoacusici e ai sordi
  2. una sezione audio-video contenente documenti accessibili agli ipovedenti – non vedenti

Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.

Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.

 

 

Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.

 

 

Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.

 

In particolare:

 

  • il testo in Braille nasce, si sviluppa, si concretizza e si stampa in Sardegna (Sassari) con particolare riguardo e attenzione alla relazione d’aiuto;

  • I video in LIS sono realizzati da una infermiera sorda di Pavia, Lisanna Grosso, e da un infermiere di Napoli, Zena Vanacore, nato da genitori sordi ed esperto della comunicazione in LIS;

  • Gli audio sono realizzati dagli studenti delle III classi del CDL Infermieristica di Frosinone e Udine e Napoli e Sassari e Cagliari e da professionisti infermieri.

DOCUMENTI INFERMIERISTICI CONTENUTI NEL TESTO IN BRAILLE, NELL’AUDIO PER NON VEDENTI, NEI VIDEO NELLA LIS:

 

  • Profilo Professionale DM 739
  • Profilo Professionale dell’Infermiere Pediatrico
  • Codice Deontologico dell’Infermiere
  • Patto Cittadino Infermiere
  • Carta Europea dei Diritti dell’Ammalato
  • Codice di Comportamento dei Pubblici Dipendenti
  • Giuramento dell’Infermiere
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