Vi segnaliamo:
“Credo sia normale nel corso della vita avere a che fare con la sanità: io, trentenne, di cose più o meno gravi ne ho viste, prima con mia madre, che adesso non c’è più, e poi di persona, il tutto in Liguria. Si sente sempre parlare parecchio male del Sistema Sanitario italiano in generale, ma io ho trovato tanti professionisti che facevano il massimo che potevano con i mezzi che avevano: mia madre ha iniziato a star male nel 2011 e abbiamo avuto a che fare con vari ospedali liguri, lì mi rendevo conto che le risorse erano molto scarse(era piena crisi economica) ma nonostante ciò c’erano persone di cuore...
17/11/2015 - L’edizione 2015 vede un aumento e un aggiornamento degli indicatori che oggi salgono a 146, di cui 63 di esito/processo, 57 volumi di attività e 26 indicatori di ospedalizzazione.
Un progressivo miglioramento della qualità delle cure, in particolare nell’area ortopedica e chirurgica, una riduzione di ricoveri e interventi ad alto rischio di inappropriatezza per condizioni come la broncopneumopatia cronica, le complicanze del diabete negli adulti, asma e gastroenterite nei bambini e interventi di tonsillectomia.
Resistono, tuttavia, disomogeneità nell’efficacia e nell’appropriatezza delle cure tra Regioni e tra aree geografiche e ospedali. È la prima istantanea fotografata dall’obiettivo dell’edizione 2015 del Programma nazionale esiti (PNE), attività istituzionale del Servizio sanitario nazionale che e fornisce valutazioni comparative a livello nazionale sull’efficacia, la sicurezza, l’efficienza e la qualità delle cure prodotte in ambito pubblico. PNE è sviluppato da Agenas per conto del ministero della Salute e, com’è noto, non produce classifiche, graduatorie o giudizi, ma rappresenta un prezioso strumento operativo a disposizione delle regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi delle criticità, attraverso attività di audit.
L’edizione 2015 vede un aumento e un aggiornamento degli indicatori che oggi salgono a 146, di cui 63 di esito/processo, 57 volumi di attività e 26 indicatori di ospedalizzazione. Le novità riguardano in particolare la chirurgia oncologica per tumore maligno alla mammella: per la prima volta (tanto per citare l’esempio più significativo) il sistema analizza la proporzione di procedure di ricostruzione della mammella che avvengono contestualmente all'intervento demolitivo per asportazione del carcinoma.
PNE 2015, inoltre, presenta per la prima volta i dati di volume di attività per Unità operativa di dimissione, oltre che per struttura sanitaria, consentendo di disporre di informazioni più valide sugli indicatori di volume associati agli esiti delle cure.
Gli ospedali italiani nel 2014 hanno dunque raggiunto buoni standard di efficienza, ma restano ancora forti disparità, non solo tra Nord e Sud, ma anche tra le varie strutture regionali.
Vari i settori dove si è registrato un miglioramento apprezzabile delle prestazioni offerte: ad esempio, sono cresciute (da 70 nel 2010-2011 a 161 nel 2014) le strutture che impiegano solamente due giorni per operare le fratture del collo del femore negli over-65. Scende lievemente ma progressivamente la proporzione dei parti cesarei primari, considerati pericolosi per la salute della donna, ma anche qui ci sono regioni come la Campania, la Puglia e la Sardegna, che restano su percentuali più che doppie rispetto alle regioni virtuose, come il Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda la proporzione di infarti trattati con angioplastica coronarica entro due giorni, si è passati dal 32% del 2010 al 41% del 2014, mentre per la colecistectomia laparoscopica la proporzione di interventi con degenza post-operatoria inferiore ai tre giorni è salita dal 58,8% del 2010 al 66,5% del 2014. In crescita anche il volume dei ricoveri per la chirurgia del tumore al colon, mentre diminuisce lievemente la mortalità.
“In sanità non esistono cambiamenti repentini e rapidi, ma i dati 2015 confermano che gli strumenti di valutazione migliorano la qualità dell’assistenza sia a livello del singolo ospedale sia a livello regionale e incoraggiano quel dinamismo culturale, organizzativo, procedurale necessario a garantire l’efficacia, la sicurezza, la qualità delle cure erogate”, ha dichiarato Francesco Bevere, direttore generale di Agenas.
"Il divario tra regioni è ancora troppo forte, motivo per il quale dobbiamo focalizzare tutto il nostro lavoro sul rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) nel Meridione, soprattutto nelle regioni commissariate", ha sottolineato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Un'esigenza, ha aggiunto, che "abbiamo già colto in questa Legge di Stabilità", visto che "abbiamo vincolato 800 milioni proprio a garantire i Lea e abbiamo previsto, per gli ospedali, un piano di rientro dal deficit, non solo per motivi economici ma anche per il mancato rispetto dei parametri di qualità di assistenza".
In allegato la sintesi dei dati diffusa dal oggi dal Ministero e una guida alla lettura.
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: