Il professore di Scienze infermieristiche Valerio Dimonte, a far data dal primo luglio 2021, ricopre il ruolo di professore ordinario (prima fascia) nel Settore Scientifico Disciplinare MED/45 di Scienze infermieristiche presso l’Università di Torino.
La soddisfazione per questo storico traguardo, in questi casi non è mai solo personale, ma è relativa soprattutto all’importante sviluppo della disciplina e della comunità infermieristica che vede ora all’interno dell’Ateneo di Torino, e più in generale a livello italiano, il Settore MED/45 alla pari con tutti gli altri Settori scientifici disciplinari.
Questo traguardo è stato il frutto del lavoro scientifico di squadra che da diversi anni si sta sviluppando nell’ambito della comunità infermieristica e che è a disposizione di tutte le colleghe e i colleghi interessati al mondo della ricerca e della formazione, sia livello locale, sia a livello nazionale.
“Ricerca e formazione che cercheremo di ancorare sempre ai bisogni assistenziali e organizzativi di chi sta in prima linea a garantire l’assistenza propria degli infermieri”, commenta il professor Dimonte, recentemente coinvolto dalla Federazione anche sul progetto editoriale “Florence Nightingale e l’Italia” in occasione del Bicentenario 1920-2020. Dimonte, in particolare, ha curato il capitolo del volume edito dalla FNOPI dedicato alla nascita dell’assistenza e della professione infermieristica moderna all’inizio del Novecento. www.fnopi.it
"Hikikomori" è un termine giapponese che significa letteralmente "stare in disparte" e viene utilizzato in gergo per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori.
È un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani dai 14 ai 30 anni, principalmente maschi (tra il 70% e il 90%), anche se il numero delle ragazze isolate potrebbe essere sottostimato dai sondaggi effettuati finora.
Le indagini ufficiali condotte finora dal governo giapponese hanno identificato oltre 1 milione di casi, con una grandissima incidenza anche nella fascia di popolazione over40. Questo perché, sebbene l'hikikomori insorga principalmente durante l'adolescenza, esso tende a cronicizzarsi con molta facilità e può dunque durare potenzialmente tutta la vita.
Anche in Italia l'attenzione nei confronti del fenomeno sta aumentando. L'hikikomori, infatti, sembra non essere una sindrome culturale esclusivamente giapponese, come si riteneva all'inizio, ma un disagio adattivo sociale che riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo. In Italia non ci sono ancora dati ufficiali, ma riteniamo verosimile una stima di almeno 100 mila casi.
Le cause possono essere diverse:
caratteriali: gli hikikomori sono ragazzi spesso intelligenti, ma anche particolarmente sensibili e inibiti socialmente. Questo temperamento contribuisce alla loro difficoltà nell'instaurare relazioni soddisfacenti e durature, così come nell'affrontare con efficacia le inevitabili difficoltà e delusioni che la vita riserva;
familiari: l'assenza emotiva del padre e l'eccessivo attaccamento con la madre sono indicate come possibili concause, soprattutto nell'esperienza giapponese. I genitori faticano a relazionarsi con il figlio, il quale spesso rifiuta qualsiasi tipo di aiuto;
scolastiche: il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d'allarme dell'hikikomori. L'ambiente scolastico viene vissuto in modo particolarmente negativo. Molte volte dietro l'isolamento si nasconde una storia di bullismo;
sociali: gli hikikomori sviluppano una visione molto negativa della società e soffrono particolarmente le pressioni di realizzazione sociale, dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire.
Tutto questo porta a una crescente difficoltà e demotivazione del soggetto nel confrontarsi con la vita sociale, fino a un vero e proprio rifiuto della stessa.
Anche la dipendenza da internet viene spesso indicata come una delle principali cause dietro all'esplosione del fenomeno, ma non è così: essa rappresenta una possibile conseguenza dell'isolamento, non una causa. www.hikikomoriitalia.it
01 LUG - "Sembra che i 4 vaccini autorizzati nell'UE Bandiera dell'Unione Europea proteggano contro tutti i ceppi, compresa la variante delta. I primi dati del mondo reale suggeriscono che: con due dosi di vaccino proteggano contro la variante delta, e gli anticorpi di tutti i vaccini approvati siano capaci di neutralizzare questa variante".
Così il capo della strategia vaccinale dell'Ema, Marco Cavaleri, nel corso di una conferenza stampa.
"Accelerare la vaccinazione e mantenere le misure di salute pubblica rimangono strumenti essenziali per combattere il Covid. È importante garantire che le persone vulnerabili e anziane completino il ciclo di vaccinazione il prima possibile per proteggerle da un'ulteriore diffusione della variante delta. L'Ema ha chiesto a tutti gli sviluppatori di vaccini di indagare sulla protezione fornita da questi contro le nuove varianti di virus emergenti", ha aggiunto.
Affrontato anche il tema della vaccinazione eterolga. Su questo l'Ema ha ribadito come al momento non possa fornire una raccomandazione per i pochi dati ancora disponibili. Tuttavia, i risultati intermedi degli studi sul mix vaccinale condotti in Spagna, Germania e Regno Unito "hanno mostrato una buona risposta immunitaria e nessun problema di sicurezza. Ulteriori dati sono attesi a breve".
L'Ema ha poi ribadito di essere in contatto con gli sviluppatori di vaccini per discutere il potenziale utilizzo di una dose di richiamo. "In questa fase non è chiaro se saranno necessarie dosi di richiamo affinché i vaccini contro il Covid mantengano la loro protezione. Esamineremo i dati sulla sicurezza e sulla risposta immunitaria nelle persone che hanno ricevuto una terza dose o una seconda dose nel caso del vaccino Janssen. Questi dati dovrebbero essere raccolti durante l'estate". www.quotidianosanita.it
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: