Come ampiamente pubblicizzata, il 10 aprile scorso FNOPI, ha lanciato e finanziato con uno stanziamento iniziale di 300.000 euro una campagna di raccolta unica nel suo genere in Italia, dedicata agli infermieri colpiti, a vario titolo, da Covid19: colleghi guariti da riabilitare; in quarantena e costretti a restare lontano da casa; deceduti a causa del virus.
Per loro e per le loro famiglie è nato un Fondo di solidarietà, da integrare e alimentare nel tempo attraverso donazioni pubbliche e private.
Si tratta di un Fondo “a sportello”, in cui alla classica attività di raccolta delle donazioni si affianca la immediata erogazione di contributi agli infermieri, regolarmente iscritti all'Albo e in possesso dei requisiti individuati dal regolamento approvato dal Comitato centrale FNOPI, consultabile sul sito della Federezione Nazionale.
Nella sezione "download" della piattaforma di raccolta fondi, all'indirizzo https://www.noicongliinfermieri.org/il-fondo-di-solidarieta/ sono inoltre già disponibili i modelli di domanda, già organizzati per ciascuna area di intervento (i modelli sono anche allegati alla presente circolare).
I richiedenti possono inviare da subito tutta la documentazione necessaria alla Federazione, tramite Pec o raccomandata con ricevuta di ritorno.
Per gli infermieri in quarantena per positività a Coronavirus si prevede un contributo forfetario giornaliero.
Per gli infermieri ammalati causa COVID-19, compresi i liberi professionisti, è prevista la copertura di spese post dimissione e di riabilitazione. Anche per gli infermieri bisognosi di supporto psicologico a seguito di servizio in reparti COVID, è prevista la copertura delle spese di supporto psicologico.
Gli importi massimi sono definiti dal regolamento.
Per le famiglie degli infermieri deceduti causa Coronavirus, è previsto un indennizzo una tantum, su base incrementale a seconda della numerosità del nucleo familiare.
Tutti gli interventi e i requisiti di accesso sono sintetizzati nella tabella presente all'indirizzo https://www.noicongliinfermieri.org/il-fondo-di-solidarieta/
Non servono nuove leggi e nuove programmazioni: tutte le soluzioni per la fase2 di Covid-19 sono nel patto per la salute 2019-2021, approvato in Stato - Regioni a fine 2019 e che per la pandemia non ha fatto ancora in tempo ad essere del tutto applicato.
Nel Patto c’è l’infermiere di famiglia/comunità (IFeC), una figura che l’OMS ha già descritto e introdotto fin dal 2000, ma che nel nostro Paese per ora è solo ufficiale sulla carta, ma non attuata ovunque.
Nelle Regioni dove tale ruolo è a pieno regime (poche per il momento, quasi tutte benchmark, e in molte ancora in fase di sperimentazione) i cittadini hanno un punto di riferimento preciso nel loro territorio per qualsiasi necessità assistenziale.
I risultati? Dove è già attivo (in Friuli Venezia Giulia ad esempio dove lo è dal 2004, ma così si sta rivelando anche in Toscana e in altre Regioni dove la sua attivazione ha già preso piede prima dell’introduzione nel Patto) sono rilevanti a partire da una risposta immediata e tempestiva alle esigenze della popolazione, che si rivolge al servizio di Pronto Soccorso in modo più appropriato (in un triennio il Friuli VG ha ridotto i codici bianchi di circa il 20%).
Poi anche una riduzione dei ricoveri (in quanto si agisce prima che l’evento acuto si manifesti) e quindi riduzione del tasso di ospedalizzazione del 10% rispetto a dove è presente la normale assistenza domiciliare integrata.
E l’infermiere di famiglia/comunità è garanzia anche della continuità assistenziale. Se tale figura fosse già stata istituita avremmo avuto una rete adeguata per gran parte delle funzioni assegnate alle USCA per COVID-19 che, ad ogni buon conto, dovrebbero essere formalizzate – come già accade in alcune Regioni come la Toscana – già come micro-équipe medico infermieristiche.
È il concetto delle équipe territoriali, un concetto fondamentale da perseguire nella fase 2.
Una forte presenza dell’infermieristica di famiglia e comunità che lavori accanto alla medicina generale.
Dove l’infermiere di famiglia/comunità c’è, si registra anche la riduzione dei tempi di percorrenza sul totale delle ore di attività assistenziale, passata anche dal 33% al 20% in tre anni, con un importante recupero del tempo assistenziale da dedicare ad attività ad alta integrazione sociosanitaria.
Articolo completo www.fnopi.it
OPI Teramo esprime cordoglio per la prematura scomparsa del collega Francesco di Berardino. E' il primo infermiere abruzzese morto per Covid19 (tra i primi ad essere risultato positivo) , impegnato nell'ospedale di Popoli nella lotta contro questa pandemia. Alla famiglia e all'OPI Pescara (dove il compianto collega è iscritto) ,vanno le più sentite condoglianze da parte del direttivo OPI Teramo.
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: