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Infermiere specialista: il modello della Federazione OPI

infermiera-specialistaLa Federazione dei Collegi OPI ha presentato oggi (04/07/2015) in Consiglio nazionale il nuovo modello di evoluzione delle competenze infermieristiche, che si richiama al Patto per la salute e alla bozza di accordo Stato-Regioni sulle competenze avanzate

Competenze cliniche "perfezionate", "esperte" e "specialistiche". E due assi su cui disegnare la professionalità: quello della clinica, che rappresenta la linea del governo dei processi assistenziali e quello della gestione, che rappresenta il governo dei processi organizzativi e delle risorse.
E' il nuovo modello di evoluzione delle competenze infermieristiche, presentato oggi al Consiglio nazionale della Federazione OPI. Alla presentazione è seguito un dibattito puntuale e meticoloso e una condivisione molto elevata. Il documento sarà presentato ora alle associazioni infermieristiche e inviato ai sindacati e a tutti gli interlocutori istituzionali e politici.

Il modello, elaborato da un gruppo di infermieri esperti coordinati da Annalisa Silvestro, senatrice in commissione Igiene e Sanità e componente del Comitato centrale della FNC OPI, si richiama al Patto per la salute e ai contenuti della bozza di accordo tra Governo e Regioni sulle competenze specialistiche dell'infermiere, già approvato nel 2013 dagli assessori alla sanità e che attende solo il via libera in Conferenza Stato-Regioni.

Nel modello sono posizionati sui due assi i livelli di competenza che l'infermiere acquisisce attraverso specifici percorsi formativi.

Il primo livello corrisponde all'infermiere generalista in possesso di laurea triennale, che non ha bisogno di modificazioni sostanziali e rappresenta, in ogni caso, la matrice "core" della competenza da cui originano i successivi livelli di approfondimento o di espansione.

C'è poi l'infermiere con perfezionamento clinico o gestionale, che ha seguito un corso di perfezionamento universitario che lo ha messo in grado di sviluppare le sue competenze "core" applicate a un'area tecnico operativa molto specifica.

Il terzo livello è quello dell'infermiere esperto clinico o coordinatore con master, formato con un master universitario di primo livello, in grado di approfondire le sue competenze in un settore particolare dell'assistenza infermieristica ed esperto di parti di processo assistenziale, di peculiari pratiche assistenziali settoriali o con capacità di governo dei processi organizzativi e di risorse in unità organizzative.

Infine, al quarto e più avanzato livello c'è l'infermiere specialista con laurea magistrale, formato con laurea magistrale in Scienze Infermieristiche con orientamento clinico o gestionale/formativo.

"Il lavoro svolto dalla Federazione OPI – sottolinea Annalisa Silvestro - è la base per riflessioni, integrazioni, modifiche del nuovo sviluppo della professione e ha l'obiettivo di definire la posizione e gli obiettivi del gruppo professionale sulle competenze infermieristiche. Ed è la base per iniziare e portare a buon fine il confronto con le altre professioni, con le forze sociali, con i ministeri dell'Università e della Salute e con le Regioni. Ora non solo si può, ma si deve partire per disegnare professionalità e ruolo dell'infermiere di domani".

"Le specializzazioni infermieristiche – commenta la presidente OPI, Barbara Mangiacavalli - pretendono l'approfondimento disciplinare del processo di assistenza e successivamente disegnano le abilità tecniche degli infermieri, abilità da utilizzare nei processi di assistenza su tutto il territorio nazionale. L'infermiere vuole lavorare in squadra con paradigmi professionali, relazionali e organizzativi diversi dagli attuali e vuole ragionare su ciò che serve agli assistiti e alla sostenibilità del Ssn. E questo da ora in poi deve essere ben chiaro a tutti".

Tratto da opi.it

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"Spiegare la disabilità visiva ai futuri infermieri"

Iniziativa formativa a Torino e Feltre (Belluno) a cura dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.Aiutare i futuri infermieri a comprendere i bisogni e le peculiarità di pazienti ciechi e ipovedenti. Con questo obiettivo si è svolta con successo un'iniziativa promossa dall'UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e rivolta agli studenti del secondo anno del corso di laurea in Scienze infermieristiche dell'università del capoluogo piemontese. Analogo progetto è portato avanti dai soci veneti dell'UICI e dal Movimento Handicap Belluno, presso la sede di Feltre del corso di laurea in Infermieristica dell'Università di Padova, con tanto di collegamenti in teleconferenza.

Durante gli incontri vengono raccontate agli studenti le esperienze personali in ambito ospedaliero di ciechi e ipovedenti, sforzandosi poi di far capire quali siano le principali difficoltà che una persona con disabilità visiva può incontrare, trovandosi in un ambiente estraneo e oltretutto in una situazione di salute precaria. Alcuni partecipanti sono stati anche bendanti per insegnare loro come accompagnare nel modo migliore le persone con disabilità visiva, spiegando come far conoscere loro il nuovo ambiente, per far sì che esse possano restare il più autonome possibile, anche in una stanza di ospedale. Tra i consigli forniti ai partecipanti, quello di rivolgersi sempre alla persona in questione e non a un eventuale accompagnatore, e di spiegare attentamente cosa si sta per fare, prima di "toccare" il paziente con disabilità visiva, perché egli non può rendersi conto del tutto di cosa stia accadendo intorno.
Non è mancato, infine, uno spazio dedicato al cane guida, con le necessarie precisazioni su come comportarsi e prendersi cura dell'animale, quando il suo conduttore non può farlo perché incosciente.

Per informazioni e adesioni al progetto: www.uiciechi.it

 

Tratto da opi.it

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