Tratto da opi.it
03/08/2015 - In vista del via libera alla manovra sanità, appello del presidente della Federazione nazionale OPI, Barbara Mangiacavalli, che propone il confronto con chi opera nel Ssn per salvaguardare assistenza e qualità dei servizi
La manovra – il decreto legge Enti Locali - sta per incassare la fiducia anche alla Camera. Con tutti i "vagoni" dedicati al Servizio sanitario nazionale che gli sono stati aggiunti in corsa. Ma anche con tutti gli oneri e gli ulteriori sacrifici richiesti a tutti i professionisti del Servizio sanitario nazionale, alle imprese che con il Ssn lavorano e alle Regioni, recependo l'ennesima richiesta di spending review del Governo. Ma anche sul versante dell'assistenza, rendendo sempre più debole il sistema.
Ora però, dopo aver soddisfatto l'ennesima emergenza economica, facciamo appello al buon senso e all'intelligenza di chi deve capire che se il bicchiere è pieno a metà, può essere mezzo pieno è vero, ma anche mezzo vuoto. E se la sete aumenta (non si può continuare a ridurre le risorse dietro il leit motive che in sanità ci sono inefficienze) prima o poi sarà vuoto del tutto.
Siamo i primi a volere un Servizio sanitario nazionale più sostenibile e che va quindi ottimizzato nella programmazione, nella gestione e negli effetti che questa ha sull'assistenza e sui bilanci. Ma tagliare non vuol dire razionalizzare. La Sanità ha già messo sul piatto dei tagli lineari per oltre 30 miliardi. Ora non si può chiedere altro se non a scapito della qualità. Quel che serve non è solo il controllo contabile di acquisti e investimenti, già programmato più volte negli ultimi anni e che andrebbe solo fatto rispettare senza stringere ogni volta di più la cinghia, ma una vera riorganizzazione dei percorsi di cura e dei processi di lavoro: più integrazione tra le professioni, più adeguatezza nelle prestazioni, più attenzione ai bisogni delle persone, meno sprechi e meno gerarchia. E' necessario valorizzare il lavoro che caratterizza l'assistenza perché solo così questa migliora. Ed è così che si generano ulteriori economie da reinvestire a vantaggio di tutti: operatori e pazienti.
Il Servizio sanitario nazionale non ha bisogno di altri tagli – ormai tutto il mondo sanitario lo ha affermato quotidianamente e in modo assolutamente unitario - o di allarmi su presunte inefficienze o peggio di annunci che dalla sanità si possono ricavare ancora miliardi di risparmi. E' un atteggiamento questo, che fa capire alle persone, agli "utenti", che il sistema non va, che le cure e l'assistenza loro erogata non sono all'altezza di ciò che invece è. Invece il sistema può ancora migliorare grazie a nuovi e moderni assetti organizzativi. Al contrario, con questo atteggiamento non solo si giustificano inefficienze "provocate" al sistema, ma si mette anche in cattiva luce ciò che i professionisti fanno ogni giorno, tentando col loro lavoro anche oltre il dovuto e spesso il consentito, di supplire a carenze di cui altrimenti gli unici a fare le spese sarebbero in prima persona i pazienti.
Per questo ad esempio, nell'ambito delle professioni sanitarie – ma ogni professione ha le sue carte da giocare - il ministro potrebbe rendere attuativa la norma sull'implementazione delle competenze avanzate, che vuol dire sviluppo professionale per tutte le professioni mediche e sanitarie, e prestazioni migliori da erogare attraverso nuovi mix produttivi. Riorganizzare mezzi, persone e funzioni per razionalizzare la filiera è l'unica strada per garantire ai cittadini e al sistema un reale recupero di efficienza senza ridimensionare i servizi: meno spesa inutile, meno procedure e più investimento nella presa in carico dei pazienti. Ma non solo evidentemente.
Il Patto per la salute porterà i miliardi di risparmi? Bene. Allora si evitino grazie a questi, odiosi e inevitabilmente ulteriori balzelli per chi altrimenti non sa come, dove e da chi farsi assistere e curare. Il diritto alla salute è prioritario in un Paese civile e un Paese civile è quello che sa metterlo alla pari degli altri bisogni senza azzerarlo per fare cassa rispetto a sprechi che non sono solo della sanità. Razionalizzare, a volte, vuol dire anche saper davvero reinvestire i risparmi che si ottengono azzerando le inefficienze e non utilizzarli per coprire inefficienze ulteriori.
Sindacati, Collegi e associazioni delle professioni sanitarie, ma anche medici e imprese che si sono schierati insieme a tutela del Ssn, sono pronti a difendere questi diritti, degli operatori e dei cittadini, così come il diritto a una crescita e al riconoscimento di ogni singola professionalità e della soddisfazione dei loro bisogni.
Basta con i tagli indiscriminati. Lo abbiamo detto all'indomani della fiducia in Senato assieme a tutte le componenti sindacali e professionali delle professioni sanitarie e lo ribadiamo e lo confermiamo ora, alla vigilia del sì della Camera. E lo ribadiamo perché, a quanto pare, viste le manovre ricorrenti degli ultimi decenni, è un concetto che va ripetuto sempre, visto che per ora è rimasto sempre inascoltato. Il ministro – a cui va dato atto della volontà di "combattere" a fianco del Ssn - dimostri ancora più coraggio, promuovendo a ogni costo migliore efficienza organizzativa, tutelando il lavoro e valorizzando il processo di sviluppo delle professioni sanitarie che hanno accettato la sfida del cambiamento, unica strategia che può ancora rendere sostenibile il Servizio sanitario nazionale.
Certo, non è solo il ministro della Salute a decidere. Ma, ci chiediamo, davvero questo Governo non sa fare di meglio? Impari dai professionisti sanitari cosa vuol dire accettare la sfida del cambiamento, dia risposte concrete e convincenti: noi siamo pronti altrimenti, come ribadito con sindacati e associazioni di categoria, a una grande mobilitazione a fianco degli operatori e dei cittadini in difesa del Servizio sanitario nazionale. Siamo pronti a far capire a tutti, governanti, ma soprattutto cittadini, che non è solo l'economia a dare solidità al Paese, ma anche chi per questo, ogni giorno, lavora.
Tratto da cityrumors.it
Infermieri a tempo determinato, spesso giovani e alle prime esperienze, costretti a spostarsi da un reparto all'altro senza una necessaria continuità lavorative e con il rischio di non fornire un'assistenza adeguata ai pazienti. E' questa la preoccupazione espressa dal collegio provinciale OPI nei confronti della gestione del personale infiermeristico assunto tramite l'agenzia interinale Etjca assegnato alle varioe unità operative della Asl di Teramo.
"Nell'ultimo periodo", spiega in una nota il presidente Cristian Pediconi, "sono giunte numerose segnalazioni da parte degli iscritti che testimoniano il continuo spostamento degli infermieri, neoassunti con contratti a tempo determinato, da un reparto all'altro a seconda delle necessità del momento dettate dalla carenza del personale, acuita nei mesi estivi dal godimento delle ferie".
E pur consapevole della necessità della Asl di esternalizzare la richiesta del personale, il collegio OPI chiede, nel rispetto della procedura aziendale approvata lo scorso febbraio sulle procedure di inserimento dei neoassunti, che vengano adottati i giusti criteri nell'assegnazione degli infermieri ai reparti, in modo tale che l'assistenza non venga stravolta e senza arrecare rischi alla salute dei cittadini.
Tratto da thedailynurse.eu
COME FUNZIONA L'ORDINE DI SERVIZIO:
Deve essere scritto (CCNL 01.09.95 Art.28): in giurisprudenza le comunicazioni che possiedono valore sono scritte. L'ordine di servizio, che è un'ingiunzione al dipendente di violare le norme contrattuali, deve essere scritto anche per tutela sia del dipendente stesso che dell'azienda. Tale tutela non è presente se viene emesso verbalmente.
Deve pervenire per tempo: e quindi in anticipo al lavoratore presso la sede lavorativa. Il lavoratore non è tenuto a farsi reperire al proprio domicilio, né telefonicamente né con altri sistemi, tranne nel caso della pronta disponibilità (Art. 7 CCNLI 20.09.01).
Deve essere motivato: nell'ordine di servizio deve apparire la motivazione per la quale è stato emesso, a garanzia della liceità dello stesso.
Deve essere uno strumento eccezionale: altrimenti diverrebbe straordinario programmato, espressamente vietato dalla normativa in vigore (CCNL 07.04.99 Art.34 comma 1). La copertura dei turni deve essere garantita sulla base dei criteri organizzativi certi e con personale sufficiente per evitare disservizi dovuti ad imprevisti. Se vi è carenza d'organico dovuta a motivi contingenti, la Direzione può organizzare i turni utilizzando l'istituto contrattuale della pronta disponibilità.
Non deve sovrapporsi ad altri istituti contrattuali già previsti: non può essere utilizzato per il richiamo in servizio "oggi per oggi", in quanto si cade nell'istituto della pronta disponibilità. In questo caso, se il dipendente si rifiuta di adempiere l'ordine di servizio, non possono essere prese sanzioni disciplinari nei suoi confronti. Inoltre il codice deontologico prevede per il personale infermieristico l'obbligo di presentarsi in servizio solo in caso di calamità pubblica. In caso di richiamo in servizio "oggi per domani", il ricorso all'ordine di servizio può essere legittimo, a patto che si rispettino una serie di vincoli.
In caso di prolungamento dell'orario di servizio il dipendente è costretto a......