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Vi segnaliamo: Quanto durano gli anticorpi del Covid-19? 4 mesi per IgG e 2 mesi IgA e IgM

covidUn nuovo studio, pubblicato su Science Immunology e condotto dai ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH), prova a dare una risposta alla domanda sul quanto durano gli anticorpi del Covid-19.
Lo studio dimostrerebbe che la misurazione degli anticorpi può essere uno strumento accurato per monitorare la diffusione del virus.
“C’è un grande divario di conoscenza in termini di quanto durano le risposte anticorpali”, ha affermato Richelle Charles, MD, ricercatore della Divisione di malattie infettive presso MGH e autore senior dell’articolo. Per studiare la questione si sono analizzati i campioni di sangue da 343 pazienti con COVID-19, la maggior parte dei quali aveva casi gravi. I campioni di sangue sono stati prelevati fino a quattro mesi dopo la comparsa dei sintomi di un paziente. Il plasma è stato isolato e applicato a piastre da laboratorio rivestite con il dominio di legame del recettore (RBD) della proteina “spike” del virus, che si lega alle cellule, provocando l’infezione. Il team ha studiato il modo in cui diversi tipi di anticorpi nel plasma si legano all’RBD.
I ricercatori hanno scoperto (spiega anche salutedomani.com) che la misurazione di un anticorpo chiamato immunoglobulina G (IgG) era estremamente accurata nell’identificare i pazienti infetti, che presentavano sintomi per almeno 14 giorni. “Poiché il test PCR standard (tampone nasale) per SARS-CoV-2 perde sensibilità nel tempo, aumentarlo con un test per gli anticorpi in pazienti che hanno avuto sintomi per almeno 8 giorni (momento in cui il 50% sta producendo anticorpi) aiuterà a identificare alcuni casi positivi, che altrimenti potrebbero sfuggire”, aggiunge Charles.
I ricercatori hanno scoperto che i livelli di IgG sono rimasti elevati in questi pazienti per quattro mesi e sono stati associati alla presenza di anticorpi neutralizzanti protettivi, che hanno anche dimostrato una piccola diminuzione dell’attività nel tempo. “Ciò significa che molto probabilmente le persone sono protette per quel periodo di tempo. Abbiamo dimostrato che le risposte anticorpali chiave a COVID-19 persistono” ha aggiunto Charles.
Charles e i suoi colleghi hanno dimostrato anche che le persone infettate da SARS-CoV-2 avevano risposte di immunoglobuline A (IgA) e immunoglobuline M (IgM) di durata relativamente breve, scendendo a livelli bassi entro circa due mesi e mezzo di meno, in media. “Possiamo dire ora che se un paziente ha risposte IgA e IgM, probabilmente è stato infettato dal virus negli ultimi due mesi”, ha affermato Charles.
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La Federazione degli ordini sulle manifestazioni di piazza degli infermieri

FNOPILa Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) ha messo già da tempo nero su bianco otto punti necessari al rilancio della professione, dalla costituzione di un’area infermieristica legata alla peculiarità del lavoro svolto evidenti soprattutto durante la pandemia e il fatto che gli infermieri sono il 61% del personale sanitario del Ssn alla necessità di rivedere le indennità, introducendone alcune analoghe a quelle della dirigenza. E ovviamente alle risorse contrattuali (necessariamente al rialzo, visto che gli infermieri in Italia percepiscono retribuzioni tra le più basse d’Europa).
Poi accesso alla dirigenza eliminando discriminazioni tra professioni. È il caso, ad esempio, dell’intramoenia e dell’esclusiva e, ovviamente l’adeguamento degli organici, soprattutto per garantire sul territorio (domicilio, RSA ecc.) la necessaria tutela e assistenza, a fronte di una carenza complessiva di circa 53mila unità, di cui almeno 30mila sul territorio.
La Federazione ha già ottenuto una prima integrazione col decreto Rilancio di 9.600 infermieri, ha consentito l’ufficializzazione della figura importantissima per la professione e per gli assistiti dell’infermiere di famiglia/comunità, è intervenuta con successo nelle politiche vaccinali, nell’assistenza nelle scuole e nelle strategie sulle cronicità.
La nostra Federazione sostiene chi si impegna a portare avanti queste istanze anche con azioni pacifiche, responsabili e costruttive che si caratterizzano per la volontà di proporre e aprirsi al dialogo, ma sempre guardando a ciò che gli infermieri sono e fanno ogni giorno per la tutela della salute delle persone, senza mai creare ostacoli all’assistenza.
Tutti dobbiamo puntare al raggiungimento del massimo livello di professionalità e di assistenza alle persone che sono e dovranno sempre essere il nostro primo, vero, unico, obiettivo.
E dobbiamo fare in modo che tutti tengano ben presente un punto fermo: siamo infermieri e senza di noi non c’è salute.

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DPCM Covid-19: fine isolamento dopo 21 giorni se positivi asintomatici, quarantena diventa di 10 giorni

Conte-tutto-chiuso-696x392Il team di esperti del Comitato Tecnico Scientifico si è riunito per valutare nuove misure in grado di contenere la pandemia di Coronavirus nCoV-2019.
Importanti novità saranno contenute nel nuovo DPCM, ormai in via di definizione. La principale riguarderà la durata della quarantena, che da due settimane scenderà a 10 giorni. Sarà inoltre sufficiente un solo tampone negativo per poter interrompere l’isolamento domiciliare, e non più due come accade attualmente.
I positivi che non dovessero riuscire a negativizzarsi, saranno considerati “liberi” di tornare ad una vita sociale a tre settimane dall’assenza di sintomi.
Tali misure, approvate dal Cts, confluiranno in una circolare del ministero del ministero della Salute. Il protocollo definitivo prevederà dieci giorni di quarantena ed un tampone molecolare. Qualora l’esito fosse positivo, il soggetto dovrà effettuare altri sette giorni di isolamento al termine dei quali si sottoporrà nuovamente al test. In caso di nuova positività, dovrà rimanere ulteriori quattro giorni in quarantena e poi effettuare un ultimo tampone molecolare. Qualora dovesse risultare nuovamente positivo, la persona sarà comunque “libera”. Negli studi internazionali citati dal Cts infatti sarebbe emerso come, dopo venti giorni, la carica virale sia talmente bassa da rendere il soggetto non più in grado di infettare.
Nel corso della riunione sono stati esaminati i parametri sanitari necessari per affrontare l’emergenza sanitaria ed illustrate le linee che dovrebbero essere contenute del prossimo Dpcm per contrastare la recrudescenza dei contagi e che verranno portate al confronto con le Regioni.
L’esecuzione di Tamponi molecolari e antigenici sarà previsto anche per i contatti. Ad eseguire il prelievo potrebbero essere i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta.
“Il 75% dei contagi nelle relazioni familiari”
Sono le parole del ministro Speranza, che già in passato ha ribadito l’importanza di utilizzare la mascherina anche negli ambienti domestici.
“Si abbassa la guardia e ci si toglie la mascherina”.
Per questo motivo arriverà la stretta sulle feste private, non solo tra giovani, sugli assembramenti e sugli orari di apertura dei locali. Riferendosi ad alcune misure che lunedì saranno oggetto di confronto con le Regioni per poi essere recepite nel nuovo Dpcm, il ministro della Salure ha annunciato interventi sugli sport nei quali non sia possibile usare mascherine o mantenere le distanze.
“Nessun lockdown nazionale, dalle Regioni solo norme più restrittive” – “Non ci sono le condizioni per nessun lockdown nazionale per nessun territorio”, prosegue Speranza. Le nuove norme anti-Covid in arrivo varranno per il territorio nazionale. Le Regioni avranno solo la possibilità di agire su norme più restrittive.
“Test antigenici in scuole e studi medici”- “Abbiamo iniziato a utilizzare anche i test antigenici che sono test più rapidi e che ci aiuteranno: cinque milioni sono in arrivo e verranno usati nelle scuole. Stiamo lavorando per provare ad aprire anche l’opportunità di un utilizzo negli studi dei medici generali e questo potrebbe essere chiaramente un grande passo in avanti”, ha proseguito il ministro. “E’ stato fatto un lavoro straordinario. Si raddoppieranno i drive-in nel Lazio a partire da lunedì, c’è un lavoro importante di rafforzamento della nostra rete territoriale”. Sul piano dei reagenti, “il problema è stato risolto dal commissario Arcuri già da diversi mesi. È chiaro che dobbiamo continuare a lavorare su questo terreno, a marzo e ad aprile si facevano circa 30mila tamponi ora siamo a 130mila al giorno”.
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