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Coronavirus: nuova circolare. Da venerdì on line corso FAD dell’Iss

coronavirusDopo una giornata di lavoro (a cui ha partecipato per la FNOPI la presidente Barbara Mangiacavalli) è stata emanata la circolare elaborata a fronte dell’impennata di casi rilevati al Nord Italia e il Consiglio dei ministri straordinario  ha messo a punto uno decreto legge  già firmato dal Capo dello Stato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale composto da 4 articoli di cui uno stanzia 20 milioni per far fronte agli oneri derivanti dallo stato di emergenza sanitaria a valere sul Fondo per le emergenze nazionali previsto dall’articolo 44 del codice della protezione civile e un decreto del presidente del Consiglio in attuazione del Dl per Lombardia e Veneto che ha valore 14 giorni (il tempo di incubazione del virus).
 
Per tutte le Regioni interessate (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia) sono state emanate  apposite ordinanze firmate dal ministro della Salute e dal presidente della Regione che indicano le misure specifiche.
 
Il decreto interviene in modo organico, nell’attuale situazione di emergenza sanitaria internazionale dichiarata dall’Organizzazione mondiale della sanità, allo scopo di prevenire e contrastare l’ulteriore trasmissione del virus.
 
Il testo prevede, tra l’altro, che nei comuni o nelle aree nei quali risulta positiva almeno una persona per la quale non si conosce la fonte di trasmissione o comunque nei quali vi è un caso non riconducibile ad una persona proveniente da un’area già interessata dal contagio, le autorità competenti sono tenute ad adottare ogni misura di contenimento adeguata e proporzionata all’evolversi della situazione epidemiologica.
 
Tra le misure sono inclusi, tra l’altro:
 
il divieto di allontanamento e quello di accesso al Comune o all’area interessata;
la sospensione di manifestazioni, eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato;
la sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole e dei viaggi di istruzione;
la sospensione dell’apertura al pubblico dei musei;
la sospensione delle procedure concorsuali e delle attività degli uffici pubblici, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali e di pubblica utilità;
l’applicazione della quarantena con sorveglianza attiva a chi ha avuto contatti stretti con persone affette dal virus e la previsione dell’obbligo per chi fatto ingresso in Italia da zone a rischio epidemiologico di comunicarlo al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente, per l’adozione della misura di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva;
la sospensione dell’attività lavorativa per alcune tipologie di impresa e la chiusura di alcune tipologie di attività commerciale;
la possibilità che l’accesso ai servizi pubblici essenziali e agli esercizi commerciali per l’acquisto di beni di prima necessità sia condizionato all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale;
la limitazione all’accesso o la sospensione dei servizi del trasporto di merci e di persone, salvo specifiche deroghe.
Si introduce, inoltre, la facoltà, per le autorità competenti, di adottare ulteriori misure di contenimento, al fine di prevenire la diffusione del virus anche fuori dai casi già elencati.
 
L’attuazione delle misure di contenimento sarà disposta con specifici decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della salute, sentiti i Ministri e il Presidente della Regione competente ovvero il Presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni, nel caso in cui gli eventi riguardino più regioni. Nei casi di estrema necessità ed urgenza, le stesse misure potranno essere adottate dalle autorità regionali o locali, ai sensi dell’articolo 32 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, fino all’adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
 
Ai fini sanzionatori, il decreto stabilisce che il mancato rispetto delle misure di contenimento è punito ai sensi dell’articolo 650 del Codice penale.
 
Il testo prevede che il Prefetto, informando preventivamente il Ministro dell’Interno, assicuri l’esecuzione delle misure avvalendosi delle forze di polizia e, ove occorra, delle forze armate, sentiti i competenti comandi territoriali.
 
Non è invece sospeso il trattato di Shengen.
 
Corso FAD dell’Iss per medici, infermieri e operatori sanitari
Per gli operatori sanitari il Servizio Formazione della Presidenza dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sta realizzando un corso online accreditato ECM per rendere i medici, gli infermieri e tutti gli operatori informati e formati sul nuovo coronavirus Sars-CoV-2, avvalendosi delle attuali evidenze scientifiche.
 
L’evento formativo, al quale si sottolinea la necessità di partecipare, articolato in 3 moduli (28 febbraio, 6 marzo e 13 marzo) per un totale di 16 ore, sarà disponibile a partire dal 28 febbraio sulla piattaforma dedicata alla Formazione A Distanza (FAD) in Salute pubblica dell’ISS.
 
La piattaforma sarà accessibile 24 ore su 24 nel periodo compreso tra il 28 febbraio e il 10 luglio.
 
Tra i principali obiettivi del corso:
 
descrivere la natura dell’emergenza sanitaria internazionale e individuare strategie di prevenzione e controllo;
identificare gli attori della task force italiana per la gestione dell’emergenza e le fonti ufficiali di informazioni, aggiornamento e coordinamento per le procedure sanitarie connesse alla gestione dell’emergenza;
descrivere la definizione di caso di nuovo coronavirus e conoscere i protocolli da attuare nei casi sospetti o accertati;
individuare le informazioni utili al personale medico/sanitario per le attività di prevenzione, identificazione e controllo negli ambienti ambulatoriali, ospedalieri e di comunità (nonché disporre di materiale informativo da affiggere in tali ambienti).
 
In allegato la nuova circolare
 
 
 
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Coronavirus: riunione operativa a Pescara su nuovo Decreto

regione-abruzzo-opi-teramo2Pescara,24 febbraio.– Riunione operativa ieri mattina  a Pescara, nella sede del Dipartimento regionale Sanità, per fare il punto sul Decreto d’emergenza sul Coronavirus, approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri.
 
All’incontro, convocato dal presidente Marco Marsilio e dall’assessore alla Salute Nicoletta Verì, hanno partecipato – oltre ai dirigenti e funzionari del Dipartimento - i rappresentanti della Protezione civile regionale, delle Asl, dei medici di medicina generale, dell’Anci e delle Prefetture.
 
Al momento in Abruzzo non c’è alcuna evidenza di circolazione locale del Covid 19, ma per far fronte a eventuali emergenze che potessero verificarsi nei prossimi giorni, sono stati definiti dei protocolli operativi nel rispetto di quanto previsto dal nuovo Decreto.
 
In particolare, per coloro che provengono dalle aree del Nord Italia non rientranti nelle zone rosse, si distinguono due tipologie di casi: gli asintomatici che non hanno avuto contatti significativi con persone a rischio (per essere considerato contatto significativo non basta essere stati su un vagone ferroviario o in un centro commerciale) non vengono presi in carico; per coloro che accusano invece stati febbrili o altre sintomatologie, viene attivata la sorveglianza sanitaria passiva, vale a dire che il soggetto dovrà prendere contatti con la propria Asl di competenza, comunicare i propri dati e successivamente informare la stessa Asl di eventuali improvvisi peggioramenti.
 
Per coloro – sempre asintomatici - che hanno avuto invece contatti significativi con persone provenienti dalle zone rosse (o che siano partiti dalle zone rosse prima del divieto di lasciare le stesse aree), c’è l’obbligo dell’isolamento fiduciario domiciliare con sorveglianza sanitaria attiva. Vale a dire che sarà la Asl a contattare, a intervalli regolari, il soggetto e verificare eventuali mutamenti del quadro clinico.
 
Su queste categorie di soggetti non viene eseguito il test per il Covid 19, a meno di un mutamento significativo del quadro clinico.
 
Per tutti gli altri casi, restano ferme le indicazioni già introdotte nei giorni scorsi, vale a dire il non recarsi autonomamente nei pronti soccorso (per evitare la potenziale diffusione di un eventuale contagio), ma rivolgersi sempre prima telefonicamente al proprio medico di famiglia o alle guardie mediche, che attueranno un triage telefonico e solo eventualmente attiveranno il protocollo di presa in carico ospedaliera, che verrà gestito dal 118 in sicurezza.  
 
“E’ importante – commenta l’assessore Verì – coniugare l’esigenza di non sottovalutare casi potenziali con la necessità di operare un filtro su criteri ben precisi, perché un accesso indiscriminato e incontrollato ai protocolli rischia di mettere in crisi l’intero sistema, che invece deve essere pienamente operativo per eventuali reali necessità”.
 
Nel corso della riunione si è parlato anche dell’approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza, i cui quantitativi saranno aumentati, sia delle assunzioni straordinarie aggiuntive di personale sanitario dedicato esclusivamente alle strutture coinvolte nella gestione dell’emergenza.
 
La Regione metterà in campo tutte le misure previste dal Decreto, a partire dal divieto all’effettuazione delle gite scolastiche.
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Dalle Regioni competenze avanzate omogenee. FNOPI: “Un passo avanti da declinare a livello locale”

infermiera-specialistaPer i professionisti delle professioni sanitarie – infermieri in testa – arrivano dalle Regioni le prime indicazioni che riconoscono loro le “competenze avanzate” (il primo passo verso le specializzazioni) previste dall’ultimo contratto, ma non ancora regolamentate.
 
Il documento delle Regioni
 
Il documento regionale, approvato oggi dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, prevede tre livelli in base all’esperienza professionale maturata e/o alla formazione per i professionisti specialisti/professionisti:
 
competenza di livello base del professionista sanitario neo-inserito in una specifica area;
competenza di livello 1 maturata dal professionista sanitario a seguito di esperienza professionale in una particolare area, anche attraverso formazione specifica;
competenza di livello 2 maturata dal professionista che ha sviluppato competenza di livello 1 e che acquisisce competenze avanzate con percorsi formativi complementari regionali, oppure quella maturata dal professionista sanitario che già opera in contesti che richiedono l’impiego delle competenze avanzate e che ha frequentato percorsi formativi riconoscibili come equivalenti ai percorsi di formazione complementare regionale oppure quella maturata dal professionista in possesso del master di 1° livello.
Le Regioni hanno messo nero su bianco – perché l’organizzazione del lavoro sia omogenea su tutto il territorio – come le aziende sanitarie dovranno riconoscere le competenze avanzate per le professioni sanitarie, infermieri in testa.
 
E lo hanno fatto con un documento votato all’unanimità e messo a punto da un gruppo di lavoro interregionale a cui hanno partecipato Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Campania.
 
Il documento finale è stato oggetto di numerosi momenti di confronto in sedi differenti (sia alla Conferenza che, soprattutto, nella Regione veneto), il tutto per fare chiarezza tra esperto e specialista e dare una base comune alle aziende per una corretta applicazione del contratto.
 
L’analisi del risultato: aspetti positivi e problematici
 
“Il risultato – spiega Franco Vallicella, componente esperto del Comitato centrale FNOPI – è una mediazione che raccoglie non totalmente la nostra proposta. Infatti lascia ancora margini alle Regioni per identificare ‘propri ambiti di competenze avanzate/specialistiche’ mentre si auspicava un elenco chiaro dell’ambito di esperto e specialista ( definito dai master).
 
Vallicella spiega anche gli aspetti positivi e quelli problematici del documento.
 
Aspetti positivi sono:
– si fornisce una base di riferimento unica a tutte le regioni sulla metodologia per l’applicazione del contratto che nella parte più “evoluta” rimane ancora totalmente inapplicato;
– si dà la possibilità di riconoscere pratiche “avanzare di esperto” già in essere, e questo significa – per i colleghi – la possibilità di un riconoscimento della responsabilità quotidianamente esercitata e supplementare rispetto a quanto richiesto all’infermiere privo di queste competenze;
– il documento costituisce importante risposta al ricorso avanzato in Veneto (che ha anticipato i contenuti delle linee di indirizzo) della Cimo.
 
Aspetti problematici sono:
– non include un elenco certo di riferimento per le competenze avanzate/specialistiche con possibilità di integrazioni con appositi “meccanismi”, questo rischia di creare una frammentazione di competenze che potrebbero essere riconosciute in alcune aziende e non in altre dove potrebbero addirittura essere attribuite ad altri profili;
– si introduce una differenziazione delle competenze (di base, livello 1,2) che poi non trovano puntuale riferimento pratico e rischiano solo di fare confusione;
– si introduce una “prima” applicazione in cui si tengono uniti esperti e specialisti ( anche se poi spero ci sarà il titolo a fare la differenza);
– la tabella allegata è stata pensata per tutte le professioni, ma è indiscutibile che i concetti di esperto e specialista trovano la piena a e massima applicabilità a qualche profilo (infermiere, fisioterapista…) e difficilmente per altri, e quindi “sacrifica” la nostra enorme potenzialità.
 
Un passo avanti per un percorso di riconoscimento
 
“Un documento che per noi rappresenta un passo avanti – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della FNOPI – e tra gli esempi degli ambiti di incarichi possibili e nelle quattro aree che prevede ci sono sempre, se non esclusivamente (come nella metà delle tipologie clinico-assistenziali) gli infermieri. Ed è importante quando si rifà a modelli esteri di Regno Unito, Scozia e Usa in cui il cosiddetto ‘Advanced Practice Nurse’ acquisisce competenze specialistiche con l’esperienza clinica e la partecipazione a percorsi formativi di secondo livello: master, corrispondente come livello di istruzione alla laurea magistrale, e dottorato, che consentono non solo di acquisire abilità e conoscenze specialistiche, ma anche di aumentare le competenze relative al ragionamento clinico e alla gestione di problemi assistenziali complessi. Un percorso che la FNOPI – aggiunge- sta portando avanti da tempo ormai con i ministeri competenti perché siano riconosciute per gli infermieri vere e proprie specializzazioni, rispetto alle quali ora le Regioni hanno fatto il primo passo verso il riconoscimento di un modello che giudicano necessario allo sviluppo ottimale dell’assistenza sul territorio”.
 
“Sostenere le linee di indirizzo regionale – aggiunge – è utile per far partire un percorso di riconoscimento e differenziazione delle responsabilità infermieristiche. È evidente che la declinazione pratica nelle Regioni dovrà poi essere governata per ridurre le distorsioni applicative rispetto al nostro modello di sviluppo della professione attuale e quello soprattutto per il futuro (specializzazioni, laurea magistrale con indirizzo clinico…)”.
 
I prossimi passi
 
Ora, dopo l’approvazione del documento la Commissione Salute potrà avviare interlocuzioni con le rappresentanze degli Ordini nazionali delle professioni sanitarie (FNOPI, FN TSRM-PSTRP, FNOPO) e con il Consiglio nazionale degli Ordini degli Assistenti Sociali e i sindacati del comparto sanità per la presentazione dello stesso documento e il confronto su possibili tematiche di carattere generale per la formazione complementare regionale.
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