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In Gazzetta il DM 77/2022, la riforma del territorio secondo il PNRR

Quello che finora è stato definito “DM 71” per continuità con il DM 70 che riguarda l’ospedale ora ha un nome: è il DM 77/2022, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.144 del 22 giugno 2022, dopo la delibera del 21 aprile 2022 (pubblicata a maggio) del Consiglio dei ministri con cui superando la mancata intesa sul provvedimento in Stato Regioni si è dato il via al nuovo modello di organizzazione territoriale.
 
Eccole principali novità della Riforma che ridisegna soprattutto funzioni e standard del Distretto come descritte dal ministero della Salute.
 
Casa della Comunità – Aperte fino a 24h su 24 e 7 giorni su 7, oltre 1350 Case della Comunità finanziate con le risorse del PNRR, diffuse in tutto il territorio nazionale, sono il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Rappresentano il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione.
 
Centrale operativa 116117 – La Centrale operativa 116117 (Numero Europeo Armonizzato – NEA per le cure mediche non urgenti) è il servizio telefonico gratuito a disposizione di tutta la popolazione, 24 ore al giorno tutti i giorni, da contattare per ogni esigenza sanitaria e sociosanitaria a bassa intensità assistenziale
 
Centrale Operativa Territoriale – La Centrale Operativa Territoriale (COT) svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza.
 
Infermiere di Famiglia e Comunità – È la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica, ai diversi livelli di complessità, in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera. Non solo si occupa delle cure assistenziali verso i pazienti, ma interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali.
 
Unità di continuità assistenziale –.  È un’équipe mobile distrettuale per la gestione e il supporto della presa in carico di individui, o di comunità, che versano in condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità e che comportano una comprovata difficoltà operativa.
 
Assistenza domiciliare – La casa come primo luogo di cura. Le Cure domiciliari sono un servizio del Distretto per l’erogazione al domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza. Trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, ecc., sono prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato per la cura e l’assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana.
 
Ospedale di comunità -. È una struttura sanitaria di ricovero dell’Assistenza Territoriale , con 20 posti letto, che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, per evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio.
 
Rete delle cure Palliative – E’ costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, con l’attività di consulenza nelle U.O., ambulatoriale, domiciliare e in hospice.  Le cure palliative sono rivolte a malati di qualunque età e non sono prerogativa della fase terminale della malattia. Possono infatti affiancarsi alle cure attive fin dalle fasi precoci della malattia cronico-degenerativa, controllare i sintomi durante le diverse traiettorie della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del declino funzionale.
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Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie –  Il Consultorio Familiare e l’attività rivolta ai minori, alle coppie e alle famiglie garantiscono prestazioni, anche di tipo domiciliare, mediche specialistiche, diagnostiche, terapeutiche, ostetriche, psicologiche, psicoterapeutiche, infermieristiche, riabilitative e preventive, nell’ambito dell’assistenza territoriale, alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie. L’attività consultoriale può svolgersi all’interno delle Case della Comunità, privilegiando soluzioni che ne tutelino la riservatezza.
 
Telemedicina – Viene utilizzata dal professionista sanitario per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti o servizi di consulenza e supporto ad altri professionisti sanitari.  Inclusa in una rete di cure coordinate, la Telemedicina consente l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di telecomunicazione.
 
“Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto di riforma dell’assistenza territoriale – ha commentato il ministro della Salute Roberto Speranza –  tutti gli obiettivi del PNRR Salute, in scadenza il 30 giugno, sono stati conseguiti. Ora possiamo investire risorse senza precedenti per rafforzare il nostro Servizio Sanitario Nazionale”.
 
Decreto 23 maggio 2022 , n. 77. Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale
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Fabbisogni formativi delle Professioni sanitarie 2022-2023

Complessivamente per l’anno accademico 2022/223 i posti sono 70.313 (+10.636 rispetto al fabbisogno di 59.677 del 2021) suddivisi in sei diverse aree. Ben 31.640 le richieste per l’area infermieristica ed ostetrica. Trasmesso alle Regioni, il documento sarà esaminato per poi approdare in Conferenza Stato-Regioni.

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Sancito schema di accordo per fabbisogno professioni sanitarie
È pronto lo schema di accordo per il fabbisogno dei laureati magistrali a ciclo unico Medicina, Veterinaria e Odontoiatria, dei laureati delle professioni sanitarie e dei laureati magistrali delle professioni sanitarie in relazione all’anno accademico 2022-2023.

Particolarmente atteso, il documento è stato trasmesso alle Regioni e sarà esaminato per poi approdare in Conferenza Stato-Regioni. In totale, i posti sono 70.313 (+10.636 rispetto al fabbisogno di 59.677 del 2021) suddivisi in sei diverse aree. Così, anche quest’anno, il gruppo di lavoro per la definizione del fabbisogno formativo di professionisti sanitari – terminato il lavoro di analisi dei dati e del contesto lavorativo – ha definito le stime numeriche per poi sottoporre la proposta.

In particolare, per l’area infermieristica sono 31.640 (erano 27.824 nel 2021) le richieste proposte dal Ministero della Salute, la maggior parte delle quali (24.352) in rimando alla formazione di base per infermiere e 5.820 alla formazione magistrale di area infermieristica ed ostetrica.

 

Professione Fabbisogno espresso dalle Regioni/P.A. a.a. 2022/2023 Fabbisogno espresso dalle Federazioni Nazionali degli Ordini a.a. 2022/2023 Proposta Ministero della Salute a.a. 2022/2023
Infermiere 24352 29064 24352
Ostetrica/o 1077 1200 1200
Infermiere pediatrico 268 252 268
Scienze infermieristiche ed ostetriche 5820 2395 5820

È bene precisare che per fabbisogno si intende la determinazione del numero di professionisti per il sistema sanitario nella sua totalità, ovvero a prescindere dal settore di impiego (pubblico, privato, libera professione), indispensabili per soddisfare la domanda futura di salute della popolazione.

Le previsioni devono abbracciare un orizzonte temporale di medio/lungo termine, con l’offerta di professionisti sanitari che deve essere rapportata alla domanda, per individuare la seguente capacità di assorbimento del mercato del lavoro, quantificare eventuali carenze di personale (oppure eccedenze) nel futuro e concretizzare le azioni opportune per prevenirle.

Va detto che siamo in un momento di forti mutamenti per quanto concerne struttura dell’assistenza territoriale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare la Missione 6 (Salute), stabilisce l’uso delle risorse a disposizione – 7 miliardi – per le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.

A fine aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il DM/71 – “Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale” –, che definisce gli standard per l’assistenza territoriale nel Pnrr, compresi gli obiettivi da raggiungere per assicurare una presenza infermieristica sufficiente al fabbisogno. Lo scorso 3 maggio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la delibera sostitutiva dell’intesa della Conferenza Stato-Regioni.

Così, come emerso, per soddisfare le aspettative del Pnrr occorreranno circa 30mila infermieri in più: 20mila per fronteggiare l’introduzione del nuovo infermiere di famiglia/comunità, che prevederà un infermiere ogni 3.000 abitanti; mentre altri 10mila infermieri saranno necessari nelle 1.200 nuove Case di comunità previste dal Pnrr.

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Approccio Wound Hygiene, l’Italia premiata a Londra.

whRiconoscimento internazionale per la Dr.ssa Sara Sandroni, infermiera specializzata in wound care e responsabile rete assistenziale lesioni cutanee presso l’Azienda Usl Toscana Sud Est, che a Londra è stata premiata al British Journal of Nursing Awards 2022 e al Journal of Wound Care Awards. 

Mentre la nazionale del pallone vive una profonda fase di ricostruzione, la migliore Italia del wound care trionfa all’estero. Lo fa con Sara Sandroni, responsabile rete assistenziale lesioni cutanee presso l’Azienda Usl Toscana Sud Est, che a Londra è stata insignita della medaglia di argento – preceduta dalla collega Neesha Oozageer Gunowa e seguita da Solange Gaspar – come “infermiera specializzata in Wound Care dell’anno” per il British Journal of Nursing Awards 2022 e della medaglia di bronzo nell’area “Wound Hygiene Implementation” per il Journal of Wound Care Awards (sul podio insieme a lei, le colleghe Catherine Milne e William Tettelbach). La Sandroni, che per tali riconoscimenti ravvisa una soddisfazione enorme, soprattutto professionale, grazie al suo impegno profuso in questi quindici anni.

"Ma è, soprattutto, il mio tributo al lavoro di squadra, che ogni giorno effettua percorsi di qualità sull’assistito portatore di lesioni cutanee all’interno di un’Azienda che è ospedaliera e territoriale." afferma la Sandroni "Con le colleghe straniere nessuna competizione, piuttosto sono stati momenti di conoscenza e incontro, anche per raccontarci gli aspetti che differenziano le nostre realtà professionali piacevoli e stimolanti." Da qui emerge una rappresentazione importante della professionalità infermieristica in Italia.

Il suo protocollo di azione consiste in un regime in quattro fasi (detersione, sbrigliamento, riattivazione, medicazione) creato per detergere e decontaminare una lesione, oltre che per superare le barriere alla guarigione spesso provocate dalla presenza di biofilm, il Wound Hygiene – con la sua implementazione – assicura che ogni lesione sia adeguatamente preparata a guarire.

In merito all’efficacia di questa strategia di intervento precoce anti-biofilm, Sandroni non nutre alcuna perplessità. L’uso del Wound Hygiene è stato di particolare supporto al miglioramento del risultato finale. Soprattutto durante l’emergenza pandemica, quando abbiamo fatto ricorso a numerosi infermieri neoassunti. In quel frangente, infatti, avevamo la necessità di far comprendere le priorità di trattamento del paziente con lesioni cutanee e, al contempo, che fossero standardizzate il più possibile. Anche perché c’era difficoltà a fare formazione sul campo.

Pertanto, implementare questo protocollo di intervento ha permesso la definizione, in modo più specifico, del processo di medicazione. Il ricorso a un regime in quattro fasi sequenziali, sempre con le stesse caratteristiche e modalità – semplice, appunto, anche per i neoassunti – tende a favorire il processo riparativo (le ferite guariscono prima e con minori problematiche da affrontare), ammette Sandroni. Il plus, dunque, è rappresentato da una gestione estremamente standardizzata.

Non esistono scorciatoie. Per effettuare assistenza, i professionisti sanitari devono avere qualità. Che si ottiene solo attraverso lo studio e la ricerca scientifica di livello, conducendo – in parallelo – attività di consulenza clinica piuttosto che di assistenza per il riconoscimento delle competenze professionali, spiega Sandroni.

Che in rapporto alla formazione ammette: I percorsi universitari ci sono, ma poi l’infermiere deve essere riconosciuto e riconoscibile, profilato in maniera chiara all’interno del proprio ambito lavorativo. Solo così avrà valore. Passando, ed è inevitabile, attraverso un metodo di formazione pratico e concreto svolto direttamente in azienda (training on the job), poiché le competenze da acquisire sono in continuo aumento e il protocollo quattro fasi Wound Hygiene lo dimostra.

L’abbandono della professione infermieristica e la mancanza di personale sanitario sono due problematiche che, inevitabilmente, occorre affrontare e risolvere. Ma il nostro lavoro resta meraviglioso – interviene Sandroni – non dimentichiamo mai che viviamo e assistiamo le persone per la maggior parte del tempo. Siamo privilegiati.

Da qui un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere il percorso delle competenze specialistiche: Scegliete un ambito che vi sia affine, al quale sentite di essere vicini. E che, soprattutto, vi piace. Restando nell’ambito del lavoro nella cronicità? Parliamo di una professione proiettata nel futuro, considerando che assistiamo pazienti cronici, sempre epidemiologicamente più grandi di età. Ci vuole impegno, ma le gratificazioni che si ricevono sono impagabili, conclude la Sandroni.

Pubblicato in Visto da Noi
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