Giuseppe Barbato Infermiere Azienda Ospedaliera Universitaria IRCCS Bologna, Italia
Giovanna Piga Infermiera Azienda Ospedaliera Universitaria IRCCS Bologna, Italia
DESCRIZIONE DEL FENOMENO
Alla luce delle sollecitazioni dell’emergenza pandemica, risulta necessario creare un sistema di servizi diversificato, che risponda ai bisogni complessi della comunità. Il tessuto sociale ed economico in profonda trasformazione porta ad esigere lo sviluppo di metodi e dinamiche innovative e integrative alla programmazione ed erogazione dei servizi.
Negli ultimi 50 anni l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultra 65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne)(1).
L’Italia detiene il primato europeo sia per aspettativa di vita che per numero di anziani e le previsioni attestano che nei prossimi decenni assisteremo a quello che viene spesso denominato “inverno demografico”.
REVISIONE DELLA LETTERATURA MIRATA SUL FENOMENO ANALIZZATO
Le recenti rilevazioni statistiche disponibili su 55 comuni del territorio bolognese confermano queste previsioni. Gli anziani rappresentano infatti il 24,4% (247.900) della popolazione complessiva (1.019.539 abitanti), percentuale che aumenterà di circa il 20% in più entro il 2033, a fronte di tassi di natalità statistici
Roberto Buonincontro Infermiere Area dei Professionisti della Salute – AUSL Toscana Centro di Firenze, Italia
Valentina Fedele Infermiera Area dei Professionisti della Salute – Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, Italia
Patrizia Ambrosio Infermiera, Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli, Italia
INTRODUZIONE
Il trapianto di fegato, come intervento sostitutivo vitale, assume un ruolo cruciale nella gestione delle gravi disfunzioni epatiche, offrendo una prospettiva di miglioramento della qualità di vita per i pazienti affetti da patologie irreversibili. Nonostante gli avanzamenti significativi nella chirurgia trapiantologica, il successo a lungo termine e il benessere continuo del paziente richiedono un approccio multidisciplinare che vada oltre la mera competenza medica.
Questo studio di revisione della letteratura, concentrato sugli ultimi 10 anni di ricerche nel campo del trapianto di fegato, mira a esplorare strategie chiave per comprendere i bisogni specifici dei pazienti e intervenire in modo efficace. Particolare attenzione sarà dedicata alla gestione infermieristica, poiché gli infermieri svolgono un ruolo centrale nell’implementare pratiche personalizzate che affrontano le esigenze uniche di ciascun paziente post-trapianto.
Attraverso questa analisi, ci proponiamo di evidenziare il contributo fondamentale della gestione infermieristica nella prevenzione delle complicanze, nell’educazione del paziente e nel fornire supporto emotivo. Comprendere come queste pratiche influenzino il benessere e la qualità di vita dei pazienti nel lungo periodo sarà essenziale per informare la pratica clinica, sviluppare linee guida pratiche e contribuire al continuo miglioramento degli esiti per i pazienti sottoposti a trapianto di fegato.
REVISIONE DELLA LETTERATURA
La necessità di una valutazione approfondita sull’impatto dell’intervento infermieristico personalizzato sulla qualità di vita post-trapianto emerge dalla crescente complessità delle cure e dalla richiesta di risultati ottimali a lungo termine. Con il numero sempre maggiore di trapianti di organi, è imperativo comprendere come le pratiche infermieristiche possano contribuire a migliorare non solo il recupero fisico, ma anche gli aspetti psicologici, sociali e ambientali della vita dei pazienti post-trapianto. Questo lavoro si propone di aprire una riflessione sull’efficacia dell’intervento infermieristico personalizzato per il miglioramento della qualità di vita dei pazienti trapiantati.
OBIETTIVO
Gli obiettivi di questo studio sono duplici. Il primo: sintetizzare le evidenze disponibili sulla qualità di vita dei pazienti post-trapianto, esaminando gli interventi infermieristici personalizzati rispetto alle pratiche standard. Il secondo: identificare le dimensioni specifiche della qualità di vita che possono essere modificate positivamente attraverso l’intervento infermieristico, contribuendo così a evidenziare interventi per migliorare il benessere complessivo dei pazienti trapiantati.
Tratto www.quotidianosanita.it di Walter De Caro
Il paradosso della formazione medica e infermieristica in Italia presenta una sfida unica che richiede un approccio strategico di riforma, da attuare cambiando le modalità di costituzione di tavoli e di punti di ascolto da parte dei decisori che si hanno portato. Si potrebbe tracciare un nuovo corso verso un sistema sanitario sostenibile, inclusivo e centrato sul paziente e garantire salute e benessere dei suoi cittadini. O vogliamo continuare a rimanere così?
Nel panorama sanitario mondiale, l'Italia si erge come un'anomalia paradossale: è l’unico paese europeo che sforna più medici che infermieri, nonostante abbia una penuria di ben oltre 100.000 infermieri rispetto alla media europea (8.3 % per 1000 ab), ed un numero di medici in perfetta media europea.
In questo scenario, le Istituzioni hanno di recente dato il loro augusto benestare a un aumento del 6,5% nei posti di medicina, portandoli all'astronomica cifra di 20.867, che supera anche il dato dello scorso anno, mentre l'incremento dei posti per infermieri è stato un misero 2,3%, arrivando a malapena a 20.525
Per fare un esempio in UK, il piano di sviluppo al 2031, prevede la duplicazione dei posti per gli infermieri arrivando a 70.000 anno e, per i medici a 15.000 (partendo dai circa 8.000 attuali): una bella differenza.
Il risultato per noi senza questo tipo di pianificazione? L'Italia si ritroverà a non poter assistere i cittadini, a chiudere interi ospedali, a non aprire case di comunità, non per assenza di medici, ma di infermieri.
Il dato è ancora più allarmante, quando confrontato con le richieste della Conferenza tra Stato e Regioni ai Ministeri, è un deficit di 6.307 posti per infermieri, una riduzione del 23,5%. Questa decisione appare quanto mai discutibile: evidentemente si preferisce a tutti i livelli istituzionali, dominati da presenza medica, non volere comprendere il collasso che si prospetta.
Questo poi, in un momento, in cui gli infermieri sono sempre più stanchi e demotivati ed in molti concorsi, ci sono meno candidati dei posti a bando: sembrano poipreviste risorse minime per gli infermieri per il rinnovo del CCNL , mentre in tanti Paesi si studiano incentivi di migliaia di euro per il solo rimanerein servizio nella stessa Azienda.
Se continua così continueremo invece ad esportare infermieri italiani in Paesi più lungimiranti. Ma chi se ne frega, giusto?.....