Tratto da Infermieristicamente.it di Chiara D'Angelo
Riportiamo una breve intervista al neo presidente del Collegio OPI di Teramo, Cristian Pediconi, sui temi caldi della professione: coesione, rappresentanza, autonomia, riconoscimento.
1. Presidente Pediconi, recentemente lei ha partecipato all'evento "L'infermiere (incompiuto) nelle nuove aree professionali" e vi ha partecipato in veste di neo presidente di un Collegio OPI. Quali le sue impressioni e riflessioni?
L'evento recentemente conclusosi mi ha offerto un'importante opportunità di confronto con altri rappresentanti della professione infermieristica a livello nazionale. Si è trattato di un momento di condivisione e scambio di idee e punti di vista, nonché di crescita personale e professionale, vista anche la carica che da pochi mesi ho il piacere di ricoprire.
Durante l'esperienza di Pugnochiuso, credo sia stato molto significante il tentativo comune di voler assicurare alla nostra professione il giusto riconoscimento anche se purtroppo con ancora troppe diversità d'intenti.
2. Secondo lei cosa frena la categoria infermieristica dal manifestare tutta la sua potenzialità? Com'è possibile che una professione così importante sia allo stesso tempo ancora così sottostimata socialmente ed economicamente?
Sicuramente rappresentiamo una categoria ancora troppo disomogenea e non compatta, al contrario di altre professioni. Questo ci penalizza quando si tratta di dover dar voce alle nostre esigenze. Spesso siamo dispersi tra varie sigle sindacali che non focalizzano l'attenzione su cosa sia realmente giusto per la nostra categoria. Al contrario di altri Paesi, viviamo un sistema che spesso non facilita l'unione ma favorisce dispersione e contrasti all'interno della stessa categoria provocandone un indebolimento. Queste situazioni contribuiscono a lasciare inespressa la nostra forza, con la difficoltà di pretendere quella dignità sociale che meritiamo, in qualità di uomini e professionisti.
3. Le competenze avanzate, che rispecchiano quanto in molti casi già accade nella realtà quotidiana, potrebbero dare un riconoscimento ad uno stato di fatto, ma forse non risolvere la "questione infermieristica" anche, se non soprattutto, perchè riguarderebbero una cerchia ristretta di infermieri, non "gli infermieri". Qual'è la sua opinione al riguardo?
Per tentare di risolvere la "questione infermieristica" credo sia importante non perdere di vista la finalità e il senso della nostra professione. A tal fine ritengo che il nostro principale obiettivo debba essere rivolto ad ottenere il giusto riconoscimento, sociale ed economico, in primis della figura dell'infermiere di base. Le competenze specialistiche, necessarie e che fanno onore alla nostra categoria professionale, dovrebbero essere gestite all'interno del sistema in maniera da non offuscare il ruolo primario dell'infermiere di base.
4. Il suo augurio personale alla nostra categoria professionale.
Il mio augurio è quello di poter vedere un giorno la professione infermieristica riconosciuta in maniera adeguata nel tessuto sociale ed economico del nostro Paese, ricordandoci sempre che al centro della nostra professione c'è la vita umana ed il bisogno di preservarla.
Sogno di poter vedere infermieri nelle corsie ospedaliere e o sul territorio, con quella autonomia professionale che l'Europa ci chiede ormai da tempo.
Grazie Presidente, buon lavoro.
Il 18 giugno 2015 si è tenuto a Pugnochiuso lo storico convegno organizzato dal collegio OPI di Bari, dal titolo "L'Infermiere (incompiuto), nelle "NUOVE" aree Professionali", con la partecipazione di 21 collegi provinciali di tutta Italia giunto ormai alla sua 15^ edizione. Anche quest'anno grande partecipazione di colleghi e studenti (circa 210 iscritti, di cui 68 studenti) hanno animato questa prima giornata di lavori che hanno visto in apertura il presidente del collegio OPI di Bari dott. Saverio Andreula e il presidente del collegio della Bat dott. Michele Ragnatela delineare e contestualizzare il primo tema in discussione: la formazione universitaria.
Nella prima relazione tenuta dal dott. Marcello Bozzi si è analizzato il contesto storico ed economico del momento con scelte discutibili dei politici succedutisi nel corso degli ultimi anni che hanno attuato i "tagli lineari", senza tener conto dei reali bisogni della popolazione. Successivamente il dott. Bozzi ha affrontato il tema della formazione universitaria che vede una carenza di infermieri dedicati (ordinari, associati, ricercatori).
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Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e per le professioni sanitarie Conaps (Coordinamento nazionale delle professioni sanitarie) Federazione dei tecnici di radiologia, Federazione delle ostetriche e Federazione degli infermieri, dicono no, in un comunicato unitario, a passi indietro sull'implementazione delle competenze
"Dopo anni di intenso confronto con Governo e Regioni, con la sua consacrazione a rango normativo ritenuta necessaria proprio dall'Esecutivo e sancita dal comma n. 566 dell'art. 1 della legge di stabilità, l'implementazione delle competenze delle professioni sanitarie deve passare alla sua fase attuativa." Con queste parole FP CGIL CISL FP UIL FPL e Collegi e Associazioni delle professioni sanitarie chiudono di fatto il campo a qualsiasi ripensamento e/o nuovo intervento normativo in materia.
"Una eventuale modifica al comma 566" hanno proseguito i rappresentanti delle organizzazioni, "comporterebbe la riapertura del dibattito, non solo sulla formulazione della norma, ma sull'intero impianto e ciò sarebbe incompatibile con i tempi di realizzazione degli obiettivi sanciti dal Patto per la Salute 2014-2016".
Secondo le organizzazioni "le professioni sanitarie e il Servizio sanitario nazionale non hanno bisogno di altre leggi, ma dei nuovi assetti organizzativi che la norma sull'implementazione delle competenze consentirà, con vantaggi sia sotto il profilo dello sviluppo professionale, di cui certamente beneficeranno tutte le professioni mediche e sanitarie, sia sotto quello delle prestazioni che, nonostante il graduale ridimensionamento delle risorse, potranno continuare ad essere erogate grazie a nuovi mix produttivi. Sarà infatti possibile estendere all'intero territorio nazionale importanti sperimentazioni gestionali avvenute attraverso l'applicazione di modelli di appropriatezza ed eccellenza organizzativa".
"In molte regioni l'approvazione degli Accordi giungerà con ritardo tale da rappresentare per esse solo una mera ratifica di percorsi già autonomamente avviati in via sperimentale. E' per questo che, ritenendo il quadro normativo già efficace, siamo contrari all'apertura di una nuova discussione che allontanerebbe ancora una volta il traguardo", hanno concluso le tre organizzazioni sindacali e i presidenti dei Collegi e Associazioni delle professioni sanitarie.
Concludono e rilanciano i sindacati e i rappresentanti di Collegi e Associazioni delle professioni sanitarie: "Basta con l'ingegneria normativa, ora tocca a quella organizzativa e di valorizzazione dei professionisti medici e sanitari per offrire risposte appropriate e qualificate ai cittadini nelle diverse fasi del bisogno di salute, ora tocca al Ministro della salute e alle regioni passare dalle norme scritte alla loro applicazione".
Tratto da opi.it