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Polizza assicurativa per gli infermieri secondo la legge 24/2017

opi-teramo-assicurazioneSi ricorda a tutti i professionisti la polizza obbligatoria in base alla legge 24/2017 sulla responsabilità professionale messa a disposizione attraverso gare europee da FNOPI, ora anche integrabile su base volontaria con un’apposita copertura per le spese legali in ambito penale, che si caratterizza per la possibilità di scelta fra distinti massimali e la semplicità di attivazione

Con il mese di maggio si avvicina per molti professionisti la scadenza della polizza assicurativa obbligatoria sulla responsabilità professionale, che la legge 24/2017 impone di avere a chiunque operi nella sanità sia pubblica che privata.

La Federazione nazionale degli Ordini delle Professioni infermieristiche (FNOPI) ha reso disponibile a questo scopo da gennaio 2019, come risultato di due gare europee per l’identificazione del broker e della compagina assicuratrice, per tutti gli iscritti, anche se senza alcun obbligo di adesione, una polizza assicurativa per responsabilità per colpa grave.

Si tratta di un’unica soluzione assicurativa, accessibile da parte di tutti gli Iscritti all’Albo degli Infermieri o Infermieri Pediatrici tramite l’apposita area dedicata del sito www.fnopi.it , per tutelare:

    attività svolta in regime di dipendenza per conto del SSN;
    attività svolta presso Strutture Sanitarie o Sociosanitarie private;
    attività svolta in regime di libera professione;
    attività svolta per il tramite di cooperative.

I punti di forza della polizza proposta sono:

    apertura del sinistro fin dalla ricezione di comunicazione ex Art. 13 L. 24/2017 (c.d. legge “Gelli”) da parte dell’Azienda di appartenenza;
    retroattività illimitata;
    postuma decennale;
    massimale pari a  5.000.000 di euro;
    coperti anche danni di natura patrimoniale legati ad ambiti amministrativi e gestionali;
    nessuna franchigia e/o scoperto.

Lapolizza in convenzione contiene tutte le coperture obbligatorie previste dalla legge 24/2017, e ora, distintamente dalla polizza proposta,  anche eventuali anche altre tutele, come quella legale, identificate dal broker e liberamente messe a disposizione per quanti interessati.

La polizza, su base volontaria, può essere sottoscritta singolarmente o in aggiunta alla polizza di RC Professionale e assicura le spese legali e di giustizia in caso di procedimento penale nell’ambito dell’attività professionale infermieristica svolta.

Il tutto relativamente a delitto colposi o contravvenzioni (compresi i procedimenti penali derivanti da violazione delle norme di cui al D.Lgs 81/2008 e successive modifiche di leggi collegate in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro).

Per ottenere un  preventivo e la relativa attivazione della polizza si potrà accedere tramite l’apposita piattaforma informatica dal portale www.marsh-professionisti.it/infermieri attraverso un’apposita area dedicata.

È inoltre prevista per gli infermieri una consulenza dedicata tramite un apposito numero verde (800.433.980 / da cellulare 0341-287278) erogata da professionisti del settore assicurativo (dal lun. al ven. delle 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 17,00) unitamente a un indirizzo e-mail dedicato: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Delegazione OPI Teramo presente a Roma per incontro su Formazione

logo-opi-teramoSaranno presenti a Roma oggi 17/5/2019 due consiglieri OPI Teramo;  Daniela Pancottini e Francesco Visciotti entrambi appartenenti al gruppo formazione del nostro ordine, per partecipare al 1°Incontro Rete Nazionale Referenti OPI provinciali per la Formazione ECM

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Rapporto Osservasalute 2018: bisogni di cura sempre maggiori e personale sempre più scarso

osserva-salute-201915/05/2019 - FNOPI: il calo degli infermieri aumenta i rischi per la salute delle persone. Nella ricetta di Osservasalute per il territorio anche infermieri specialisti e di famiglia. LE SCHEDE REGIONALI  

Far abdicare l’assistenza alle ragioni dell’economia riduce la qualità delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale e i cittadini lo sanno.

Il Rapporto Osservasalute 2018 (visibile a questo link) presentato oggi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, mette in evidenza che rispetto ai ricoveri le persone con limitazioni nelle attività quotidiane che si dichiarano molto soddisfatte dell’assistenza medica e infermieristica sono oltre il 35% dei casi (contro il 43,3% delle persone senza limitazioni nelle attività), mentre è sotto il 30% la quota di chi e molto soddisfatto di vitto e servizi igienici. Ma le differenze territoriali sono molto marcate, sottolinea Osservasalute, con quote di gradimento di circa il 50% al Nord e di meno del 25% al Sud e nelle Isole.

Per l’assistenza infermieristica, in particolare, si rilevano le percentuali maggiori di soddisfazione, ma con ordine diverso, nella PA di Trento, Valle d’Aosta e Veneto, mentre dove le persone sono meno soddisfatte è la Basilicata, la Campania e la Puglia.

E gli infermieri sono anche più vecchi. Nella fascia di età 40-49 anni sono il 40,2% del totale degli infermieri dipendenti del Ssn (nel 2013 erano il 44,1%). Gli infermieri compresi, invece, nelle fasce di età 50-59 anni e 30-39 anni sono, rispettivamente, il 36,0% e il 13,8% del totale (nel 2013 erano il 31,3% e il 17,2%). I dati confermano che il calo più significativo di unità si è verificato nella fascia di età 0-39 anni ( -4,34%). Al contrario, c’è stato un aumento di personale infermieristico nelle fasce di età 50-59 anni e 60 anni ed oltre (4,77% e 3,41%, rispettivamente, a livello nazionale).

In più, sottolinea Osservasalute, gli infermieri sono sempre meno: tra il 2013 e il 2016 si riducono del -2,4%, da 271.043 a 264.646 e secondo gli ultimi dati Aran sono calati di oltre 7mila unità in soli cinque anni.

“Mancano tanti professionisti – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), la più numerosa d’Italia con oltre 450mila iscritti - ma a mancare in modo allarmante sono gli infermieri, quei professionisti che prendono in carico il malato prima, durante e dopo qualunque intervento abbia subìto o debba subire e fino alle sue dimissioni. Quei professionisti che hanno il compito di seguirlo a domicilio per assicurare che si curi, lo faccia bene e non abbia complicazioni e se queste subentreranno allora proprio quei professionisti faranno scattare l’intervento del medico di medicina generale, dove necessario e possibile, per evitare code, intasamenti e liste di attesa ai pronto soccorso”.

Nelle Regioni si assiste ancora una volta a una forte difformità: in tutte quelle del Sud il dato e superiore al valore nazionale, mentre in otto casi (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Puglia, Basilicata e Sardegna) l’andamento del trend non è perfettamente in linea con quello nazionale di diminuzione in tutti gli anni considerati. In più, sono solo 3 (Sardegna, Trentino-Alto Adige e Marche) le regioni in controtendenza rispetto al dato nazionale.

Per quanto riguarda, invece, il tasso di infermieri per 1.000 abitanti, a eccezione di Valle d’Aosta, Marche, Basilicata e Sardegna, in tutte le regioni si riscontra il trend negativo registrato a livello nazionale. In particolare, le riduzioni più marcate si registrano in Lazio, Molise, Campania, Sicilia e Abruzzo, ancora una volta quindi quelle in piano di rientro.

I numeri della carenza sono ormai senza freni – ricorda Tonino Aceti, portavoce FNOPI – e con la complicità di Quota 100 rischiano in pochi anni di superare le 100mila unità. Ma il rischio maggiore è per gli assistiti: studi internazionali hanno definito che a ogni aumento del 10% di personale infermieristico laureato corrisponde una diminuzione del 7% di mortalità. L’associazione dei due valori - continua - ha rivelato che se negli ospedali il rapporto infermiere/paziente è di 1:6, la probabilità di decesso a trenta giorni dalla dimissione è del 30% inferiore rispetto a strutture in cui il rapporto infermieri/pazienti è di 1:8. In Italia il rapporto infermieri-pazienti era nel 2017 di uno a 8-9 nelle Regioni benchmark, quelle con l’assistenza migliore e si arrivava a fino a uno a 17 nella Campania, che con gli effetti di Quota 100 potrebbe superare a situazione invariata il rapporto di uno a 20, dove il turn over è da decenni un’araba fenice e i piani di rientro guardano prevalentemente la spesa: ministro, Governo e Regioni devono correre ai ripari: ha ragione il

ministro Bongiorno, che ieri ha annunciato fuoriuscite massicce dalla Pa per i pensionamenti, a dire che servono subito  concorsi sprint e i dati del Rapporto Osservasalute come pure quelli dell’Aran ci dicono che è la professione infermieristica ad averne oggi più bisogno”.

Osservasalute “raccomanda il monitoraggio dell’indicatore ‘personale’ nei prossimi anni, anche perché se il trend fosse confermato sarà sempre più difficile colmare la mancanza di personale medico e infermieristico per far fronte ai bisogni di cura sempre maggiori che si presenteranno nel prossimo futuro”.

E il territorio, secondo Osservasalute, è il più penalizzato. “Le modificazioni nel bisogno di salute della popolazione – si legge - richiedono il passaggio a logiche proattive di ‘presa in carico’ delle comunità e degli individui che ne fanno parte garantendo facilita di accesso ai servizi più appropriati e continuità dell’assistenza tra i vari setting e momenti di erogazione secondo una organizzazione dei servizi ‘on-plan’”.

La ricetta che indica Osservasalute per il territorio è realizzare un’organizzazione dell’assistenza secondo gruppi di servizi e sottogruppi di pazienti caratterizzati da necessita simili. Con cinque elementi essenziali:

    identificazione di gruppi di pazienti con bisogni di salute simili;
    costruzione di team multidisciplinari e multiprofessionali attorno al bisogno del singolo individuo formati da medico di medicina generale, specialisti, infermieri, infermieri specializzati (quelli che per la FNOPI sono gli infermieri di famiglia) e altro personale di supporto;
    individuazione degli esiti clinici, dei processi e degli outcome rilevanti per il paziente da misurare per la valutazione del raggiungimento di obiettivi confrontati con standard di riferimento predefiniti e in una prospettiva “person-centered” per la valutazione della qualità clinico-assistenziale;
    definizione di nuovi modelli di pagamento in base all’individuazione dei sottogruppi di popolazione;
    integrazione con gli altri livelli di assistenza (secondario e terziario).

Dal punto di vista delle risorse poi, in Italia, nonostante l’elevata percentuale di ultra 80enni, secondo Osservasalute è ancora troppo bassa la quota della spesa sanitaria complessiva per l’assistenza sanitaria a lungo termine (10,1%) se confrontata con quella di Paesi con simile livello di invecchiamento (14,8% in Francia e 16,5% in Germania). È quindi prioritario “orientarsi alle necessita della popolazione che invecchia, potenziando l’assistenza a lungo termine e l’assistenza domiciliare, con maggiori e rinnovate risorse economiche e umane (soprattutto infermieri e personale specializzato nell’assistenza domiciliare)”.

LA SITUAZIONE REGIONE PER REGIONE

 

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